martedì 16 agosto 2011

Francoforte 3

Terzo giorno Oggi va un po' meglio. Con la vescica vuota e i capelli puliti, anche la testa è un po' più leggera e lucida. Ma tutta questa ospitalità si è rivelata una trappola: il bagno è sempre occupato. Mi sembra di camminare sui gusci d'uovo, sempre in bilico tra il disturbare e l'essere di troppo. Cerco di fare tutto velocemente per arrecare meno impiccio possibile, restando immobile sul letto con il libro sulle ginocchia per trovare attimi di evasione. L'abbattimento di un mio limite che pochi giorni fa mi era sembrata un'avventura e quasi una garanzia di successo/riuscita, ora mi sembra quasi una stupida dimostrazione di autocompiacimento. Se fossi andato in albergo ora avrei avuto il mio bagno, una camera mia, asciugamani puliti, un letto rifatto ogni mattina, una colazione assicurata, ma soprattutto INDIPENDENZA. Andare a letto quando voglio, uscire e farmi giri in totale autonomia, senza l'impegno della conversazione di falso interesse per quello che viene detto, mantenere una "amichevole" conversazione basata sul tedesco e l'italiano, ma che oltre a questo langue. Si, sento che a questo punto mantenere il limite sarebbe stato più saggio e perchè no, forse più vantaggioso. Ed ecco la consapevolezza che ne emerge: a casa sono veramente libero! Spero che tutto questo "disagio" sia solo frutto dell'attesa...domani arriva lo spagnolo (questo mitico personaggio, di cui si parlerà nei post successivi era un amico spagnolo del tedesco...l'amico in questione era un prete di 43 anni -.-) e forse le cose cambieranno, una parte del peso verrà ridistribuita e spero a mio vantaggio. Ma al momento non mi voglio aspettare nulla, mi limito a amministrare con successo il tempo che mi si presenta. Eppure non posso fare a meno di pensare che a Monaco le cose sarebbero state diverse. Scrivere mi fa bene, mi aiuta a fare ordine, a mettere in coda le sensazioni e dargli un nome. Comunque siamo due persone molto diverse, in qualche modo so chi sono e cosa voglio, lui è un'anima in pena, alla ricerca di stabilità, ma soprattutto di una identità. In un modo del tutto perverso era meglio in internet, qui è quasi come sostenere un esame. Ripeto: in questo momento Verona e la mia vita a casa mi sembrano ciò che di più invidiabile possa esistere. Forse è vero quello che dicono, che ci lamentiamo delle nostre fortune perchè siamo troppo ciechi per vedere più in là. Ho proprio toccato il fondo oggi. Per dirla alla tedesca, lo Spannung, il culmine estremo della rabbia e della delusione, del desiderio di fuga e spaesamento. In cerca di conforto ho mandato messaggi convulsi a madre e anche alla Claudia, che perlomeno ha dimostrato di capire e "maledire", ma il pensiero di tornare era talmente forte che tutto mi urlava di dover correre in aereoporto, comprare il primo biglietto per Verona o l'Italia e fiondarmi di nuovo a casa. Mi sono chiuso in un ostinato silenzio. Evidentemente rifiutavo il contatto. Ogni scusa era buona per saltare la conversazione o perlomeno interromperla. Poi, mi ha portato ad una sorta di società letteraria di Francoforte e li ha avuto il buonsenso o quanto meno la sfacciataggine di notificarmi che alle 14:00 saremo andati ad una conferenza al Kunstverein perchè DOVEVO visto che studio Editoria, dato che questa conferenza era sulla fiera. Li veramente ho toccato lo Spannung. L'avrei mandato a quel paese e me ne sarei andato per i cavoli miei, ma poi la consapevolezza di non avere un posto dove tornare se non casa sua, mi ha frenato. Ho dovuto quindi ricorrere alla mia arte innata d'attore e sfoderando l'atteggiamento del bambino svogliato sono riuscito a trascinarlo sul lungoMeno dei Musei e qui mi sono dovuto sciroppare il Museo Etnologico, inutile e barboso, ma pur sempre un contentino. Da qui ho mandato messaggi convulsi a madre e Claudia. Usciti Claudia mi ha chiamato e sono finalmente riuscito a dare voce al mio sdegno. Ne avevo bisogno! Parlare con qualcuno che sa chi sono, come mi comporto e soprattutto che comprende i miei modi di dire, il mio parlare farlocco!! Un'autentica benedizione dal cielo... Nel pomeriggio sono riuscito a trascinarlo alla casa di Goethe (e questa si che mi è piaciuta un sacco) e il tempo è insomma passato. Qui tutto rappresenta un compromesso, un dare e perdere, tacere e parlare al momento giusto. Eppure in tutto questo la mia personalità ne esce delineata, riesco a vedermi con più chiarezza: sono indipendente nell'anima, sono un'anima libera che desidera poco in realtà, ma che su ogni cosa ha la sua opinione, poco influenzabile, mi distinguo con silenzio, con moderazione. Mentre lui è continuamente preoccupato del giudizio altrui, di ciò che la gente può pensare, di ciò che è giusto o sbagliato. Io sono diverso. Lui è bulimico del mondo, impara lingue per poter fuggire, per abbracciare il mondo, ma è una conoscenza nevrotica, insana, condotta per sommi capi, non approfondita. Vuole il Giappone, a me l'Europa basta. Sono un europeista sfegatato, l'esotico lo trovo anche qui, c'è così tanto da vedere in questo nostro vecchio continente. Si preoccupa di fare tutto come si deve, io no, ho passato quella fase, quello che faccio lo faccio come va a me. Ecco, un'altra volta un'espressione della mia indipendenza. Prima di tutto io qui sono un turista e come tale mi esprimo, lui invece vorrebbe obbligarmi a essere un autoctono. Davanti a queste cose mi ribello, mi indispettisco! Voglio tempo per guardare, per camminare, per stare seduto. Per me guardare è rilassante, non ho fretta. A me i secondini non sono mai piaciuti.

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