lunedì 19 settembre 2011

Tennis

Oggi ho ricominciato il corso di tennis. Direi che posso depennare un altro proposito dalla lista. Tennis e pallavolo sono gli unici sport che digerisco, sebbene non segua ne uno ne l'altro. Mi piace praticarli, anzi sarebbe meglio dire pasticciarli, perchè un atleta proprio non sono. Non so cosa sia lo spirito agonistico, nè la corsa alla competizione. Non mi piace sprecare energie per essere il numero uno, mi piace giocare a tennis per il puro gusto di muovermi fuori, di rincorrere la pallina, ma mica per diventare il nuovo Agassi. Aborro il calcio, le moto e la formula uno. Se le abrogassero per legge non ne sentirei minimamente la mancanza, anzi sarei il primo a firmare la petizione perchè non li mandino più in onda manco sulla tv. A me il tennis è sempre piaciuto. Tra me e la racchetta c'è stata affinità fin da piccolo, ma mi è stato impedito di coltivare questa passione fino a un paio d'anni fa. Mio padre ha sempre posto il veto a che io m'iscrivessi a un qualunque corso di tennis, lo reputava uno sport troppo poco virile per un maschio. L'unico vero sport virile per lui era il calcio e per un periodo mi costrinse a fare il portiere. Che in sé era un compromesso perchè ho sempre messo in chiaro che io a sgambettare in campo non ci andavo manco morto. Non ho mai capito com'è possibile che 12 uomini affannati si rincorrano come disperati per il possesso di una palla. La finalità di questo gioco dov'è? Bho io non l'ho mai capita e stare in porta non mi dispiaceva, ma...il calcio non era il mio sport. La mia frequentazione dei campi da calcio è durata tre mesi. Tanto li ci è voluto a mio padre per arrendersi e capire che il figlio maschio e il calcio non andavano d'accordo. I traumi della giovinezza che i figli devono affrontare per far desistere i genitori dai sogni di gloria! All'alba di due anni fa, la mia emancipazione ha avuto un salto di qualità quando ho deciso che mi volevo iscrivere a un corso di tennis. A 20 anni sarò libero di fare quello che voglio no? E l'ho fatto. Caro papà mettitela via. La cosa che continua a urtarmi tuttavia sono quei genitori che tutti baldanzosi e con il petto gonfio accompagnano i loro figli al campo da tennis e poi restano li a guardare i loro pargoli giocare. Certo, se si limitassero a guardare niente da dire. Macché. Sarebbe da polverizzargli il culo a pedate. Lascia giocare tuo figlio, lascialo divertire. No. Li incitano, li insultano, li intimoriscono con frasi del genere "ma ti sembra un dritto quello? se mi fai una battuta ancora così moscia stasera niente patatine...il polso più dritto...le gambe devono stare parallele, non te lo dico sempre? le gambe parallele! ...ma insomma Caia sei troppo rigida, sciogliti, con più naturalezza". Allora genitore, mettiamoci d'accordo. C'è un maestro di tennis in campo, se a lui va bene, perchè devi martellarci tutti quanti con i tuoi rimproveri? Il gigio che paghi lo saprà fare il suo mestiere, o no? Sai cosa devi fare la prossima volta? Accompagnare il tuo figliolo e poi sparire, evacuare la zona, evaporare. Che lui viene qua per divertirsi, per muoversi, per sfogarsi, non per sentire te che lo fai sentire un incapace cronico. Altrimenti quando era ora potevi restare tu sciolto e muovere bene il polso, che se finivi a Winbledon, tutti contenti, tu più di tutti. Sempre sti ragazzini sotto pressione. Mi fanno una pena infinita. Li vedi poracci che gli viene la filossera ogni volta che entrano in campo e gli si lancia una palla. Hanno timore a muovere la racchetta. E poi sono legnosi? E sono legnosi si con una tarma appiccicata alle caviglie che gli urla che niente va bene e che sono brocchi. Se no genitore sai cosa fai? Gli insegni tu a giocare a tennis alla tua prole, così risparmi i soldi e risparmi a noi la tua presenza. Che sorbirmi le tue manie da enfant prodige è l'ultimo dei miei pensieri guarda.

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