mercoledì 4 gennaio 2012

Metereologia interna

Oggi é il 4 gennaio e per me è giá il secondo giorno che sono tornato alla mia scrivania nell´Ufficetto Tedesco. Ho ritrovato alcune colleghe al solito posto (ovvero la Tutor, la Secondina, l´Ugolatrice e la Rossa), mancano invece all´appello la Mangiona e la Centralinista Ridens che sono in ferie. Godetevi la pacchia colleghe care che dalla settimana prossima siam tutti qua al gran completo. Sebbene mi abbia fatto piacere ritrovarle, il giorno che sono salito sul treno non ero per niente felice di tornare a Monaco. Pazzesco ma vero.

Era appena il 2 di gennaio, secondo giorno dell´anno appena cominciato e io dovevo tornare al mio posto. Mi mancava la voglia, il tempo, l´intimo desiderio di rifare la valigia (che sono arrivato a odiare), salire sull´autobus prima e sul treno poi. Come l´altra volta mia mamma mi ha accompagnato in stazione, per darmi l´estremo saluto. Stavolta partire è stata dura, lo devo ammettere. L´altra volta non me ne ero accorto, per me non era affatto un addio, anzi, era quasi una liberazione, andavo incontro a un´avventura meravigliosa, coronavo il sogno. Il treno che mi ha portato a Monaco a novembre era il treno dei desideri, la zucca-carozza di Cenerentola che la porta al gran ballo. Non sentivo fitte al cuore, solo l´adrelina e lo zampillare dell´eccitazione nello stomaco. Lunedi invece salire sul treno, posare la valigia e sapere che avrei lasciato qualcuno di importante sulla banchina, a casa, nel mio quartiere, da qualche parte a Verona, mi ha dato la classica botta allo stomaco. Non volevo partire, almeno non ancora. Sentivo che era troppo presto, non mi ero ancora abituato all´idea, era bello partire con le paorole, ma non con tutto il corpo. Se il treno non fosse partito me ne sarei rallegrato. Invece, preciso come abitudine, si è mosso senza alcun rumore e poco a poco mi sono ritrovato a salutare mestamente con la mano mia mamma e la stazione che scivolavano via. Ho sentito lo strappo, quel nodo al cuore che ti dice che te ne vai con dolore.

Il mio barometro interno, esattamente come il cielo fuori dal finestrino, segnalava nuvoloni neri e carichi di pioggia. Fortunatamente fino a Trento sono rimasto solo nello scompartimento e ho potuto accucciarmi al finestrino come un cane bastonato. Mi sentivo pesante, strappato alla mia terra, un albero con le radici all´aria. Il paesaggio filava via, ma io vivevo al rallentatore ancora e ancora il saluto alla stazione. E mi chiedevo che cosa mai ci facevo su quel treno, con quella stramaledetta valigia tra i piedi che mi avrebbe solo che ricordato la mia precarietá. Di nuovo sballottato in metro con quel baule da viaggio, trascinarmelo dietro, usarlo come un armadio per una settimana ancora. Nella mia mente tutto assumeva proporzioni colossali. La prima volta ho affrontato le disavventure perché erano inaspettate e non avevo altra scelta che fare fronte all´imprevisto. Ma ora che sapevo cosa mi avrebbe aspettato, giá il solo pensarci mi era insopportabile.

Il treno sferragliava, avvicinandosi sempre piú al Brennero. Verso Bolzano le prime tracce di neve si intravedevano qua e la. All´altezza di Fortezza nevicava. Il mio barometro scendeva sotto lo 0, avrei voluto che la neve coprisse i miei pensieri. Giunti al confine, il mio umore non migliorava, ma si trasformava. Non potevo tornare indietro, dovevo farmi forza, finire quello che avevo iniziato, a ogni costo. Non ero disperato, bensí abbattuto, ma non dovevo lasciare che l´ansia distruggesse la mia speranza prima ancora di arrivare a destinazione. Avevo fatto la mia scelta e dovevo portarla fino in fondo. I giorni passano in fretta. E quando si torna al lavoro non si ha tempo per i pensieri tristi, bisogna lavorare, ascoltare, interpretare i desideri altrui. Sicuramente i nuvoloni grigi sarebbero passati e il mio cielo interno si sarebbe rasserenato.

A Innsbruck ero quasi sul punto di sorridere. Eppure mentre mi avvicinavo a Monaco l´ansia a tratti tornava. L´Austria filava via e dopo Kufstein anche la neve cedeva il passo al verde. Niente neve in Baviera. Almeno non vado a beccarmi il freddo ho pensato.

Tuttavia, il film che mi ero fatto e che il ricordo del travaglio immobiliare aveva ingigantito, era solo nella mia testa. Il viaggio in metro è stato velocissimo e la valigia non mi ha ingombrato, ha fatto la brava ed è rimasta al suo posto, obbediente e silenziosa. L´accettazione in albergo rapidissima: ho firmato il loro schedario, mi hanno dato la chiave e su in camera spedito. Praticamente mi ero dato la botta allo stomaco da solo.

Ero ancora un poco triste al pensiero delle mie colline, ora lontane chilometri e chilometri. Ma il tempo passa in fretta. Senza che me ne accorga son giá tre giorni che sono tornato. Il mio barometro segna cielo sgombro, ma non completamente azzurro. Coperto con qualche schiarita, diciamo cosi.

Scusate per il post tristissimo, polpettone, palloso che piú non si puó. In realtá ho avuto un inizio dell´anno fantastico, contrariamente da quanto emerge dal mio racconto. Devo solo resistere ancora tre giorni per avere l´agognata sicurezza di un tetto mio sopra la testa. Ma non voglio anticiparvi niente, la saga “Una casa per Torquitax” è un racconto che verrá pubblicato prossimamente. Nel frattempo non mi resta che salutarvi, augurarvi ancora un favoloso inizio d´anno e…einen schönen Tag noch!

11 commenti:

  1. Ciao,
    facci sapere quando trovi casa. Quando l'avrai, i tuoi genitori non avranno scuse, devono anche loro passare da te qualche weekend a trovarti.
    Saluti da Verona und viel Spaß
    Paolo.

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  2. Esattissimo Paolo, ben detto!
    Guarda la ricerca della casa è una storia che merita di essere sviscerata perchè io ci sono diventato matto, ma spero di scriverla in maniera ironica, che con il senno di poi è meglio riderci sopra va la!
    E in merito di week-end alcuni amici mi han già detto "ma verremo sicuramente a trovarti", son proprio curioso di vedere quanti effettivamente verranno ihihih

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  3. Ciao Torquitax, arrivo qui dal blog di Eireen (dove temo di aver risposto a un commento chiamandoti TorquiFAX... ops) capisco a pieno il tuo stato d'animo... anzi, come mi dicevano tutti, è normale, poi passa. In realtà la lontananza rimane la pecca più grande del vivere da expat... E, anche se all'inizio non lo avrei mai detto, ora che la mia avventura è al termine provo le stesse cose al contrario. Così è la vita! Saluti da Brema! Alessandra

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  4. Ciao Alessandra, grazie del gradito commento e benvenuta sul P. Dresden. Non ti preoccupare se mi hai chiamato fax, diamo la colpa alla tastiera dai!
    Mah sai quello che mi ha stupito è che mi sono intristito la seconda volta che tornavo e non la prima, che in teoria la prima volta dovrebbe essere quella dolorosa e la seconda quella "serena". Bho. Sono sempre quello che funziona al contrario, vammi a capire! Per la lontananza non la sento tanto, tra cellulare, internet, skype ecc ecc ci sono momenti in cui mi sembra di essere anche troppo raggiungibile...ahahahah

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  5. vero, a volte questo essere sempre raggiungibili aiuta ma allo stesso tempo ti tiene sempre un pò "dall'altra parte"... comunque, sulle emozioni discordanti... meglio farci il callo! In ogni caso la prima volta ci si concentra di più su ciò che ci aspetta è inevitabile! In bocca al lupo per la casa, da quello che ho sentito dire, cercarla e trovarla a Monaco può essere un vero incubo!

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  6. Ciao Torquifax (ehehehe, scusa, ma mi pare carino), io ho ancora meno di 48 ore e poi sarò sull'aereo per Monaco. So già come saranno i primi giorni in Baviera: tremendi. A ogni ritorno di vacanza, infatti, mi assale una folla di sensazioni "sgradevoli", tra cui a gran scelta, la nostalgia di ciò che mi sono lasciata alle spalle, la paura di avere fatto il passo sbagliato ad espatriare, la gran voglia di tornare in Italia, la mancanza degli amici più cari, il terrore di perdere l'affetto degli stessi con gli anni e di non trovarne di altrettanto in Germania. Poi i giorni passano, mi confronto con gli altri expat, piango un po', vengo schiacciata di nuovo dalla routine, ritrovo le cose che mi piacciono, i motivi per cui sono emigrata e ritorno gradualmente a stare bene. Però penso che questa sensazione al rientro sia quasi ineliminabile e che sia anche naturale, altrimenti saremmo degli automi dei sentimenti! Forse fa parte del famoso "price we pay", il prezzo che paghiamo, e poi sta a ciascuno decidere se vale la pena pagarlo o no e/o per quanto tempo.
    P.S. per fortuna che mi hai detto che a Monaco non c'é neve, così non mi tocca spalarla dal vialetto! Questi sì che son problemi!

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  7. Cara Alessandra, confermo in pieno che trovare uno straccio di casa decente a Monaco è un vero incubo e io me lo sono sciroppato!Ma non voglio anticipare niente di quello che scriveròòòòòòòòòòòòòòòòò

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  8. Bravissima Eireen, mi hai letto nel pensiero. Sono le stesse identiche cose che ho pensato io da Verona in poi fin quasi al Brennero, poi da li ho comiciato a darmi una svegliata! Ed è proprio come dici tu! Tornare al lavoro il giorno dopo è stato già un grosso aiuto per tirarmi su e dai oggi dai domani, son quasi tornato del tutto sereno.
    Comunque, giusto per tenerti informata, neve non ce n'è per terra. Nevica a spruzzi, alcune volte anche forte, ma non attacca (per fortuna!!!). Altrimenti sarebbero cazzi amari anche per me. Quindi vai tranqui, a meno che stanotte non ne venga una valangata, il vialetto non te lo devi spalare!

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  9. Ciao Torquifax ed Eireen zusammen,
    che sollievo non avere un blog, non sei costretta a scrivere, scrivi se e quando vuoi per rispondere ai post dei blog che segui. Voi no, avete un blog e vi prego scrivete, per noi lettori è frustrante non trovare nuovi post, le vacanze sono finite quindi datevi una mossa.
    Io sono un'insegnante di scuola primaria, insegno da 19 anni e avrei voluto fare l'esperienza dell'insegnamento all'estero, ma la mia scarsa conoscenza del tedesco me lo ha impedito (devo sostenere il 23 gennaio l'A2 al Goethe), il concorso di accertamento linguistico prevedeva un livello B2 per le scuole europee e B1 per quelle comuni. Se avessi superato le prove potevo insegnare italiano agli stranieri nelle scuole Dante Alighieri, non voglio pensarci, mi viene da piangere. Però è da stupida rimanerci male perchè già lo sapevo.
    Continuo a crederci e continuo a provare altre strade (quali?), questa esperienza mi è servita, ho sperimentato la mia tenacia, il mio volermi mettere alla prova.
    Vi saluto e vi ringrazio per le notizie che ricevo su Monaco tramite voi.
    A proposito la mia città ideale è Berlino, ci sono stata ad agosto 2011 e ci tornerò ad agosto 2012, stavolta con annesso corso di lingua tedesca, qualcuno sa quale scuola mi converrebbe scegliere premetto che sono in zona Prenzlauer Berg.

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  10. Ciao flora, bhe prima di tutto voglio precisare che per me scrivere non è assolutamente un peso, anzi è un'attività che mi gratifica molto e che mi riempie, mi fa sentire attivo, creativo, mi assorbe. Mi regala quei venti minuti di assenza del mondo che per me sono indispensabili.
    Detto questo butto li che sto lavorando al prossimo post, ma non svelo niente!
    Secondo me fai bene a continuare a metterti alla prova, non è stando li a guardare le nuvole che salteranno fuori le occasioni, ma provando e riprovando, tenendosi attivi e propositivi. Io ho avuto così la mia opportunità e vedo che ora sono qui dove volevo essere. Saltando invece all'argomento successivo non saprei cosa consigliarti. Io Berlino la bazzico solo d'estate e da classico turista beota che ammira la Porta di Brandeburgo con la bocca aperta. Però internet è una rete fantastica di informazioni. Magari anche a Berlino come qui a Monaco c'è un'ampia rete di Volkshochschule distribuite per ogni quartiere, quindi magari ne hai una anche li a Prenzlauer Berg. In questo senso sono ancora un novellino anche qui a Monaco, quindi Berlino non è decisamente il mio territorio. Il mio augurio resta sempre quello: che il tuo sogno si realizzi e che tu abbia a breve la tua opportunità nella Berlino che desideri tanto!

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  11. Cara Flora, premesso che neanche io so nulla di Berlino, ma che l'idea di Torquitax di controllare le Volkshochschulen mi pare ottima, non posso esimermi dal ringraziarti dal profondo del cuore per le tue parole sul fatto che aspetti i nostri post con ansia! Ma che bello, mi sento come quella famosa mommy blogger i cui fan, se non vedono comparire un paio di sue righe al giorno, vanno in deliquio! ;-)
    Per il resto, confermo che scrivere è tutt'altro che un peso: è invece una passione, una magia, una gioia, un modo per stare bene. E anche io sto lavorando al prossimo post, che spero di pubblicare quanto prima!
    Ciao, in bocca al lupo, non ti scoraggiare per i tuoi progetti: a me ci sono voluti 4 anni prima di trovare lavoro all'estero. QUATTRO ANNI! Ma oggi sono qui a Monaco: resisti!

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