martedì 31 gennaio 2012

Paese che vai...

…usanze che trovi, recita il vecchio proverbio. E per un espatriato tale massima non potrebbe essere piú vera. Perché tra le due cugine che vivono al di qua e al di la delle Alpi, ci sono delle sostanziali differenze d´usanze. Il turista che si ferma qua una settimana avverte/vede solo quelle piú lampanti come per esempio lo strapotere dei ciclisti, il traffico intenso, ma scorrevole, la gente spaparanzata a ogni angolo della cittá, verde o grigio che sia e una certa tendenza all´ignoramento reciproco.

Ci sono tuttavia una miriade di altri piccoli accorgimenti quotidiani che l´espatriato è tenuto a notare e adottare il piú velocemente possibile, previo sgamamento del suo status di cittadino non-tedesco. Tali attenzioni sono state per il sottoscritto sia un´adorabile scoperta che una novitá del tutto inaspettata, perché usanze che da noi sono state del tutto, o quasi, dimenticate qui ho dovuto rispolverarle e impiegarle fin da subito. Senza star qua ad annoiarvi con tanti aneddoti (che magari lascio a un prossimo post), vi snocciolo una bella lista che scorre meglio e va dritta al punto:

-qua si saluta tutti. Stai chiudendo la porta di casa e sulle scale transita un perfetto sconosciuto? Si saluta! Hallo, Morgen, quello che volete, ma si saluta. Poi anche se ci si ritrova spalmati in metro non ci si guarda manco in faccia, peró si saluta.

-qui si chiede per favore, bitte. Alla mensa, allo sportello della DB, alla collega, chiunque. Se avete una richiesta è imperativo accompagnarla con il bitte. Non esiste che lo dimentichiate. Se lo fate gli state giá sul…avete capito…

-ringraziare non è buona educazione, è doveroso. Pagate al baracchino della stazione, ricevete una risposta dalla dirimpettaia, un vicino vi lascia aperto il portone, il danke ci sta. Sempre. Anche se non ne avete voglia, pinzatevi la lingua e tiratelo fuori. Che un sorriso non si nega a nessuno.

-qui non si dice all´ufficio che si va in bagno, ma ci si augura di tutto. Tipo: Morgen per quando si entra dalla porta alla mattina, guten appetit/lässt es dir schmecken (variante deutsch che piú deutsch non si puó) per quando si va in mensa, bis gleich se la collega va a mangiare a casa in pausa pranzo, bis morgen/schönen Feierabend durante la settimana e infine il schönes Wochenende per il fine settimana. Se abbandonate l´ufficio senza dire niente, siete sulla buona strada per la ghettizzazione immediata.

-al supermercato è buon costume augurare un buon proseguimento di giornata anche se sono le 7 di sera. Altrimenti rischiate che la cassiera vi faccia pagare una mela 5 euro perché non siete stati abbastanza educati.

-in metro non si fiata, non ci si lamenta, non si parla al telefono sguaiatamente. Assolutamente vietato. Si fanno cose piú edificanti come leggere, ascoltare musica o il meglio del meglio rimanere in silenzio. Quello sarebbe veramente il the best of!

-qui non si gira in compagnia, ma essenzialmente da soli. Se vi guardate attorno per la strada non vedrete i megagruppetti di sbarbine o galletti come da noi, ma una massa di individui slegati l´uno dall´altro che condividono momentaneamente lo stesso pezzo di marciapiede. Le cose si fanno il piú delle volte da soli. Avere compagnia è un lusso.

-il volume della voce va tenuto sempre medio-basso, altrimenti vi beccate di quelle occhiate agghiaccianti che manco un secondino vi refila. La pace pubblica è cosa sacrosanta e va rispettata.

-checché ne dicano neanche qua il rosso è un divieto osservato religiosamente. Se non vedono nessuna macchina o bus in arrivo, attraversano anche loro con il rosso. Quindi questa abitudine potete anche conservarla.

-l´ecologia è un valore basilare. Talmente basilare che quando andate a comprare le scarpe vi chiedono se volete anche la scatola oltre alle scarpe. Interrogando il circondario tedesco dell´UT ho scoperto che te lo chiedono per fare meno pattume possibile. Se tutti si portano a casa le scatole delle scarpe, hai voglia papier che sprechi? Allora è molto meglio che la smaltisca il negozio che poi andrá sicuramente reciclata. La prossima volta mi ricorderó di non accettare la scatola insieme alle scarpe.

-un po´di verdura al giorno è cosa buona e giusta. Una mela verso le 11, una ciotolina di insalata per accompagnare il piatto principale del giorno. Qua i finti salutisti non durerebbero un giorno. Sono tutti salutisti a oltranza!

-l´ombrello è un ingombrante orpello di cui si fa volentieri a meno. Molto meglio il cappuccio, il berretto da sciatori o il passamontagna. Tengono piú caldo, non si rompono a causa del vento e se i capelli si guastano basta farsi una bella doccia appena tornati a casa per riaverli come la pubblicitá della Pantene (perché io valgo).

Un´usanza per tutti i gusti insomma. Che a loro sembrano stupide faccenduole quotidiane, ma per l´espatriato catapultato qua sono questioni essenziali su cui interrogarsi. Io, dopo un ragionevole lasso di tempo, ho deciso di smettere di farmi domande, ma di tornare allo stadio di Tarzan: “io italiano, tu tedesco, tu insegnare me come vivere in tua terra, io insegnare te come cuocere pasta senza sembrare gomma da scarpe”.

11 commenti:

  1. Mumble mumble… confermo l’uso germanico all’educazione e alla gentilezza. Tant’é vero che quando mi capita di non salutare uno che passa dal vialetto davanti casa mia, mi sento subito meschina e rozza. Verissimo anche che poi, a questo educato scambio di simpatie, spesso non segue nulla, nemmeno un timido cenno di amicizia, se non magari dopo anni e anni di consolidati “Hallo Grüße Sie!”. Quella della gente che cammina sola soletta non l’avevo ancora notata, ma è vera assai: qui c’é una dimensione sociale sicuramente diversa dalla nostra. Supervero quello di tenere la voce medio-bassa. E in questo si riconosce la mia italianita’. Esemplari in tal senso sono le scenette di me e il bambino bionico al supermercato e in U-BAHN, i.e. io che sbraito “Vieni qua, che cosa fai? Ma smettila una buona volta, no? Adesso basta, basta, basta. Stai fermo, fai piano, non correre, attento alla signora, fai pianino per cortesia”. No, giuro, non sono isterica io, è il bambino che è bionico (=un robottino ad energia inesauribile). Confermo anche tutta la storia sull’ecologia. Sull’ombrello, non avevo notato, ma in effetti è proprio così.

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  2. ciao torquitax! Delle buone maniere come ho già commentato in un altro tuo post ne ho fatto tesoro anche per cambiare radicalmente i miei pregiudizi sul popolo teutonico. L'ombrello non lo usavo mai, mi ero comprata un mega impermeabile, anke perchè la pioggerellina di monaco dura si dei giorni, ma è appunto una pioggerellina. E poi tra bus, tram, U-S-Bahn , negozi si è poco per strada.
    Forse l'ho usato una volta a causa di una tempesta di neve con vento, mamma mia che giornataccia non mi ero mai trovata in vita mia nella bufera. Ma dovevo andare a lavorare, altrimenti me ne sarei stata al calduccio. Avevo il riscaldamento nel pavimento, che bella cosa.
    Ho notato molta gente passeggiare da sola,dato che sola lo ero pure io e andavo spesso al cinema da sola. Se lo fai in italia ti guardano con compassione e a volte con malizia, invece li a monaco vedevo spesso donne da sole anke al ristorante.
    katia

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  3. Si, ci vedo molto del paradossale nel salutare tutti, ma poi ognuno per la sua strada. D´altro canto é quell´educazione gratuita che non ti chiesta niente e vabbé, si fa anche questa. Il camminare da soli lo stimo molto, finalmente qua si vede gente "indipendente" che non si muove in branco come lupi assatanati. Per il volume datti pace va, anche i bimbi tedeschi non é che siano tutti compostissimi, perfette statue di sale. Ce ne sono alcuni in U-Bahn che ti mettono il monopattino sui piedi...

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  4. Ciao Katia, grassssie del commento. Decisamente, l´ombrello qua é una cosa no superflua, di piú. Il cappuccio vince. Anche perché quando tira vento effettivamente l´ombrello é piú quello che impiccia che non quello che serve. Ho osservato il tedescume e mi sono deciso a mettermi il cappottone con il cappuccio. Tiene caldo, in caso di pioggia mi tiro il cappuccio e voilá. Impiccio ombrello eliminato.
    La storia delle donne sole al ristorante mi piace un sacco. Indipendenti fino a questo punto!!! Da noi si vergognerebbero come delle disperate e si guarderebbero attorno ammiccando in cerca di compagnia maschile...

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  5. ma che bella presentazione delle differenze culturali!
    per chi è stato "espatriato", è una grande lezione.

    sui singoli punti:
    - in studentato ci si salutava 8 volte al giorno.... venendo da una regione non troppo socievole (veneto), trovarvi nelle lande teutoniche che si suppongono ancor meno socievoli, trovare tutta questa cordialità (che a me non è mai parsa forzata) e socievolezza è stata una rivoluzione che ho apprezzato tantissimo (anche se associata ad un profondo, reciproco ignorarsi in altri contesti, tipo la metro: gli aburghesi non si rivolgono la parola neanche se si pestano i piedi a vicenda, mai!)
    idem per danke/bitte (cui aggiungo "nichts dafür" -non c'è di che)

    - visti i cestini differenziati all'uscita dai supermarket? per separe già gli imballaggi inutili

    - verdura, verdura, verdura e frutta, frutta, frutta!! mai stato tanto salutista come quando ero in germania... anche se dopo ci danno dentro di Currywurst....

    -ad Hamburg invece l'ombrello era un must: pure fosse luglio e ci fosse un sole da spaccare le pietre, assolutamente averlo con sé!!

    comunque, se facessimo veramente lo scambio lezioni di civiltà vs. lezioni di cucina che proponi, sai che balzo in avanti per l'umanità!!

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  6. Grazie Redpoz per il dettagliato commento, le tue osservazioni non hanno fatto altro che confermare che le mie osservazioni sono condivise. Fiuuuuuuuuuu meno male. Sulla gentilezza sono d'accordo con te, non è falsa, è solo questione di educazione (e sono felice di sapere che anche a Hamburg ci si saluta ma poi non ci si fila manco di striscio).
    Ho notato i cestini e pure le Pfandmachine che sono quelle in cui tu metti le bottiglie di vetro e/o plastica e ti sputano uno sconto in base alla quantità di bottiglie che hai dato in reciclo.
    Altro paradosso tedesco: tanta verdura e frutta e poi...fiumi di birra, che dopo un tot non fa certo un bel servizio al fegato, però tant'è...
    L'ombrello io me lo porto in borsa anche se appunto splende il sole che potresti sederti sul primo prato a farti il pic nic. Credevo che il tempo a Verona fosse bislacco, ma qua a Monaco lo è ancora di più.
    Ps: spero di non sembrarti invadente, ma veneto di dove? Est, Ovest, Sud o Nord?

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  7. Qui a Istanbul piove e nevica, ma nessuno porta l'ombrello, solo io!

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  8. Io mi sono acclimatato all´uso locale. Cappuccio e via. Anche perché il mio ombrello dopo aver resistito alle tormente di neve, proprio un giorno di pioggia mi ha mollato. Traditore!

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  9. A occhio direi Veneto centro, che più centro non si può... sono ufficialmente sotto la provincia di Padova, ma equidistante da PD, TV e Venezia.

    Viste anche la macchinette per le bottiglie di vetro! all'inizio non ci capivo nulla.... Addirittura nel supermarket dove andavo io aveva persino un nastro sotto per mettere direttamente la cassetta da 24 bottiglie!! Fantastico

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  10. Io sono entusiasta del buon manierismo dei tedeschi! E ho notato che non è solo una cosa formale tra venditore-compratore, qualsivoglia ufficio-cliente... ma anche un qualcosa di radicato nei rapporti interpersonali privati...W l'educazione e le buone maniere che spesso qui in Italia mancano

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  11. Si si qua c'è ancora tutto un galateo che da noi ormai è al di là dell'agonia, è morto e sepolto proprio. A me tutta questa cortesia fa tenerezza, non so perchè, però mi fa effetto coccole. So' troppo carucci sti tedeschi!

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