martedì 31 gennaio 2012

Paese che vai...

…usanze che trovi, recita il vecchio proverbio. E per un espatriato tale massima non potrebbe essere piú vera. Perché tra le due cugine che vivono al di qua e al di la delle Alpi, ci sono delle sostanziali differenze d´usanze. Il turista che si ferma qua una settimana avverte/vede solo quelle piú lampanti come per esempio lo strapotere dei ciclisti, il traffico intenso, ma scorrevole, la gente spaparanzata a ogni angolo della cittá, verde o grigio che sia e una certa tendenza all´ignoramento reciproco.

Ci sono tuttavia una miriade di altri piccoli accorgimenti quotidiani che l´espatriato è tenuto a notare e adottare il piú velocemente possibile, previo sgamamento del suo status di cittadino non-tedesco. Tali attenzioni sono state per il sottoscritto sia un´adorabile scoperta che una novitá del tutto inaspettata, perché usanze che da noi sono state del tutto, o quasi, dimenticate qui ho dovuto rispolverarle e impiegarle fin da subito. Senza star qua ad annoiarvi con tanti aneddoti (che magari lascio a un prossimo post), vi snocciolo una bella lista che scorre meglio e va dritta al punto:

-qua si saluta tutti. Stai chiudendo la porta di casa e sulle scale transita un perfetto sconosciuto? Si saluta! Hallo, Morgen, quello che volete, ma si saluta. Poi anche se ci si ritrova spalmati in metro non ci si guarda manco in faccia, peró si saluta.

-qui si chiede per favore, bitte. Alla mensa, allo sportello della DB, alla collega, chiunque. Se avete una richiesta è imperativo accompagnarla con il bitte. Non esiste che lo dimentichiate. Se lo fate gli state giá sul…avete capito…

-ringraziare non è buona educazione, è doveroso. Pagate al baracchino della stazione, ricevete una risposta dalla dirimpettaia, un vicino vi lascia aperto il portone, il danke ci sta. Sempre. Anche se non ne avete voglia, pinzatevi la lingua e tiratelo fuori. Che un sorriso non si nega a nessuno.

-qui non si dice all´ufficio che si va in bagno, ma ci si augura di tutto. Tipo: Morgen per quando si entra dalla porta alla mattina, guten appetit/lässt es dir schmecken (variante deutsch che piú deutsch non si puó) per quando si va in mensa, bis gleich se la collega va a mangiare a casa in pausa pranzo, bis morgen/schönen Feierabend durante la settimana e infine il schönes Wochenende per il fine settimana. Se abbandonate l´ufficio senza dire niente, siete sulla buona strada per la ghettizzazione immediata.

-al supermercato è buon costume augurare un buon proseguimento di giornata anche se sono le 7 di sera. Altrimenti rischiate che la cassiera vi faccia pagare una mela 5 euro perché non siete stati abbastanza educati.

-in metro non si fiata, non ci si lamenta, non si parla al telefono sguaiatamente. Assolutamente vietato. Si fanno cose piú edificanti come leggere, ascoltare musica o il meglio del meglio rimanere in silenzio. Quello sarebbe veramente il the best of!

-qui non si gira in compagnia, ma essenzialmente da soli. Se vi guardate attorno per la strada non vedrete i megagruppetti di sbarbine o galletti come da noi, ma una massa di individui slegati l´uno dall´altro che condividono momentaneamente lo stesso pezzo di marciapiede. Le cose si fanno il piú delle volte da soli. Avere compagnia è un lusso.

-il volume della voce va tenuto sempre medio-basso, altrimenti vi beccate di quelle occhiate agghiaccianti che manco un secondino vi refila. La pace pubblica è cosa sacrosanta e va rispettata.

-checché ne dicano neanche qua il rosso è un divieto osservato religiosamente. Se non vedono nessuna macchina o bus in arrivo, attraversano anche loro con il rosso. Quindi questa abitudine potete anche conservarla.

-l´ecologia è un valore basilare. Talmente basilare che quando andate a comprare le scarpe vi chiedono se volete anche la scatola oltre alle scarpe. Interrogando il circondario tedesco dell´UT ho scoperto che te lo chiedono per fare meno pattume possibile. Se tutti si portano a casa le scatole delle scarpe, hai voglia papier che sprechi? Allora è molto meglio che la smaltisca il negozio che poi andrá sicuramente reciclata. La prossima volta mi ricorderó di non accettare la scatola insieme alle scarpe.

-un po´di verdura al giorno è cosa buona e giusta. Una mela verso le 11, una ciotolina di insalata per accompagnare il piatto principale del giorno. Qua i finti salutisti non durerebbero un giorno. Sono tutti salutisti a oltranza!

-l´ombrello è un ingombrante orpello di cui si fa volentieri a meno. Molto meglio il cappuccio, il berretto da sciatori o il passamontagna. Tengono piú caldo, non si rompono a causa del vento e se i capelli si guastano basta farsi una bella doccia appena tornati a casa per riaverli come la pubblicitá della Pantene (perché io valgo).

Un´usanza per tutti i gusti insomma. Che a loro sembrano stupide faccenduole quotidiane, ma per l´espatriato catapultato qua sono questioni essenziali su cui interrogarsi. Io, dopo un ragionevole lasso di tempo, ho deciso di smettere di farmi domande, ma di tornare allo stadio di Tarzan: “io italiano, tu tedesco, tu insegnare me come vivere in tua terra, io insegnare te come cuocere pasta senza sembrare gomma da scarpe”.

giovedì 26 gennaio 2012

Reclam turistica 100/19

Siete venuti a Monaco per un week-end mordi e fuggi e vorreste vedere tutto quello che c´è da vedere? Siete amanti dell´arte e durante il tragitto vi siete scervellati a approntare un tour de force che comprenda tutte le meraviglie che la guida turistica snocciola? Vorreste ammirare i monumenti da vicino senza congelarvi d´inverno e squagliarvi d´estate? Avete scarpinato tutto il giorno ma vorreste ancora vedere qualcosina nonostante le gambe vi tirino a terra? Non preoccupatevi. Monaco puó soddisfare tutte le vostre richieste in una volta sola! E oggi, e solo per oggi, vi facciamo una proposta che non potrete rifiutare. Oggi il vostro ufficio turistico di fiducia vi consiglia la formula 100/19.

Questa fantastica opportunitá è a vostra completa disposizione 365 giorni l´anno, dalle 6 del mattino alle 12 di sera, al modico prezzo standard di una corsa in autobus. La municipalitá cittadina pensa anche a voi, miei cari turisti fai da te e si adopera per facilitare al meglio la vostra permanenza nella cittá ai piedi delle Alpi. Senza che dobbiate correre come formiche su e giú da una stazione della metro all´altra, nell´ansia di ottimizzare il tempo. Rilassatevi. Prendete la cartina in mano e recatevi alla fermata Bus/Tram Hauptbahnof Nord. E che il vostro tour abbia inizio!

Aspettate il bus numero 100. Questo favoloso autobus corre lungo la cosiddetta Museenlinie, la linea dei Musei, cosi chiamata perché tocca 21 dei 52 musei che Monaco offre. Ma non solo. Tocca anche punti cittadini le cui foto si trovano su qualunque guida turistica in commercio. Lasciandovi la stazione centrale alle spalle potrete ammirare dopo un paio di fermate la magnifica Königsplatz, la piazza tutta greca su cui si affacciano i Propilei (ideali porte di accesso alla cittá), la Gliptoteca e il Museo delle collezioni antiche. Giusto dietro ai Propilei vedrete sfilare la Lenbachhaus, al cui interno vengono ospitati quadri e incisioni dei primi anni del Novecento. Dopo aver costeggiato la Technische Universität comparirá alla vostra destra la Alte Pinakothek e alla vostra sinistra il Museo Egizio nuovo di zecca. Piú avanti sosterete di fronte alla Pinakothek der Moderne, futuristica pinacoteca per l´arte degli ultimi anni, da Andy Warhol in poi. Costeggiando il Siemens Forum (completo di museo al suo interno), svolterete quindi a destra per immettervi nell´arteria pulsante di Monaco, la Ludwigstraße, che percorrete fino in fondo, godendovi lo spettacolo della Theatinerkirche, della Loggia dei Generali, della Residenz e riuscirete anche a intravedere le guglie del Neues Rathaus e dell´Alte Peter. Risalendo un poco la Ludwigstraße svolterete di nuovo sulla destra e percorrete un lungo viale su cui si affacciano l´ambasciata americana, un piccolo squarcio di Englischer Garten (a sinistra), il governo della Baviera e il Prinz Carl Palais (a destra), piccolo attico tenuto sempre a disposizione per dare a qualche capo di stato in visita un letto in cui dormire. Proseguendo incontrete il gigantesco complesso dell`Haus der Kunst, seguito dall´altrettanto imponente complesso museale del Bayerisches Nationalmuseum. Dopo tanta esagerazione qualcosa di piú contenuto, ovvero la Schack Galerie, piccola collezione dell´omonimo barone. Finalmente l´Isar, oltrepassato il quale girerete attorno all´etereo Friedensengel, la colonna dell´Angelo della Pace, per finire in Europaplatz, una delle piazze circolari piú signorili di Monaco. Poco piú avanti sulla vostra destra comparirá Villa Stuck, pregevole villa liberty tutta in stile Art Nouveau, cosi come la collezione di capolavori che ospita, una sorta di Vittoriale monacense. Seguendo l´altra grande arteria della cittá, Prinzregentenstraße, (che in realtá state giá percorrendo dall´Haus der Kunst) arrivete davanti al Prinzregententheater, uno dei teatri piú rinomati di Monaco. Da qui il nostro tour comincia a impoverirsi, case e aziende in cemento e vetro invadono lo spazio e il paesaggio. Il bus n. 100 fa capolinea alla Ostbahnhof, cuore del “quartiere francese” al di la dell´Isar.

Scendete alla banchina dei bus e attraversate la piazza semicircolare fino ad arrivare alla pensilina del tram. Li aspettate il numero 19, direzione Pasing. Una volta saliti vi guiderá attraverso le strade e le piazze del quartiere francese, elegante e raffinato come il nome lascia intendere. In un paio di fermate siete in Max-Weber-Platz, anticamera delle prossime meraviglie. Costeggiando un lungo muro circolare vi troverete alle spalle del gigantesco Maximilianeum, sede del Parlamento bavarese, affacciato sull´Isar e in perfetta linea retta con la Maximilianstraße, la via dello shopping sfrenato e internazionale. La Via Condotti d´Oltralpe. Rifatevi gli occhi ammirando estasiasti le vetrine di Valentino, Gucci, Armani, Ferragamo, Chanel, Vitton e tutto il poutpourri delle marche svuotaportafogli. In fondo alla via si aprirá sulla vostra destra la piazza del Teatro Nazionale, da cui vi occhieggerá la Residenz, sede dei duchi, principi elettori e sovrani bavaresi. Aguzzando la vista vi sará possibile vedere la cupola della Theatirnerkirche che avevate ammirato dal bus n. 100. Inoltrandovi nelle vie della cittá vecchia, costeggerete la facciata laterale del Neues Rathaus e sbucherete nella piazza del BayerischeHof Hotel, hotel piú in di Monaco, nonché piú caro in assoluto. Godendovi il dondolio del tram si aprirá davanti a voi la scenografica Lenbachplatz, corredata di fontana commemorativa, piccolo parco verde e il barocco Palazzo di Giustizia, tutto cupole e frontoni. Prima che il viaggio giunga alla fine peró sporgete il collo verso sinistra e memorizzate per bene l´elegante sobrietá della Rondell di Karlsplatz (Stachus), da cui si diparte la bellissima Füßgängerzone che culmina in Marienplatz. Ancora una fermata e siamo di nuovo in Stazione centrale. Purtroppo qui termina il nostro tour turistico a buon mercato. Potete restare alla banchina e aspettare il prossimo bus/tram che vi riporti in hotel o potete scendere in metro e prendere la vostra U/S-Bahn. Avete solo l´imbarazzo della scelta.

Prima di salutarvi vogliamo inoltre farvi presente che altri punti cittadini, sfuggiti al nostro tour, sono facilmente raggiugibili dalla stazione centrale. Sendlinger Tor, Isartor, il Deutsches Museum e il Gasteig sono lungo la linea 16, Schloß Nymphenburg è raggiungibile con il tram 17, Karolinenplatz e le Pinacoteche con il n. 27.

Gentili signori, speriamo di aver stuzzicato la vostra curiositá, non vediamo l´ora di avervi a bordo dei nostri mezzi pubblici. La Torquitax Travel Agency vi augura una buona giornata.

martedì 24 gennaio 2012

Vita in solitaria

Avere una casa vuota, tutta tua, è il massimo dei massimi. Spitze. Klasse.

Il mio cammino per l´indipendenza in realtá è cominciato quasi un anno e mezzo fa quando mia sorella ha annunciato che aveva trovato l´appartamento che faceva per lei e che dal primo del mese successivo si sarebbe trasferita. Nessun pianto strappalacrime o faccie da funerale. I miei genitori l´hanno presa sul filosofico e si sono limitati a commentare che “se te la senti di provare è giusto che provi, noi in ogni caso siamo qua se ti dovesse servire qualcosa”. Io riuscivo solo a pensare invece che a breve avrei avuto finalmente, dopo 22 anni di vita, una camera interamente mia, niente piú condivisione al 50%, ma padrone assoluto e indiscusso di tot metri quadri. Un sogno diventato realtá. Ora potevo smettere di chiedere a Santa Lucia la grazia di una camera mia, solo mia. E giá li ho assaporato gli indiscussi privilegi che una camera in proprio porta con sé: guardare i programmi alla Tv che ti intrippano, leggere fino a tarda sera senza disturbare quella che lavora e che deve alzarsi presto, guardare video su Youtube fino alle 3 della mattina senza che nessuno ti rimproveri perché ormai hai gli occhi a rana. E per circa un anno ho goduto di queste piccole libertá.

Poi il tirocinio a Monaco mi è capitato tra capo e collo e ho dovuto industriarmi. Ammetto che l´idea di andare in studentato non mi attirava per niente. Tornare a condividere la camera, avere il bagno e la doccia sul piano come in una stazione di servizio, il cucinone in comune e la lavatrice coi turni. Per caritá, pur di farmi sti sei mesi avrei lavorato anche come inserviente nella mensa dei poveri, peró se trovavo qualcosina di meglio non è che mi avrebbe fatto schifo. Quando tutti gli studentati mi hanno sbattuto la porta in faccia, ero deluso e sollevato nello stesso tempo. La vita in appartamento, ovviamente condiviso che non sono Creso, mi andava molto piú a genio. Preferibilmente con un tedesco/a come coinquilino, che con piú esercizio si fa, meglio é. Ma mai avrei immaginato che mi sarei ritrovato a gestire un appartamento tutto da solo. Con una credenza da riempire, un armadio tutto vuoto in cui impilare i miei vestiti e una libreria che pare dirmi “che aspetti a rifornirmi??? Non vedi come sono triste e vuota???”. Sorpresa delle sorprese, meraviglia delle meraviglie.

Mi sono rimboccato le maniche e mi sono dedicato alla cura della casa.

Ho riempito la dispensa con tante di quelle schifezze che piú non si puó: nutella, ritter sport, pan di stelle, baiocchi, abbracci, Karamell-zauber. Si insomma da me non si mangia sano. Peró ho anche pasta, pane, cotolette, würstel di Norimberga, Kartoffelnsalat. Un misto diciamo. Il meglio dell´Italia e della Germania in un´unica credenza. Ed è stupenderrimo girare per gli scaffali del supermercato e ficcare nel cestello quello che ti va, senza udire voci in lontananza “no, basta cioccolata che a casa ne hai anche troppa”. La cioccolata nella vita non è mai troppa!! Tornare a casa dopo il lavoro è quanto di piú riposante ci sia. La casa si anima al tuo ingresso e a modo suo ti augura il bentornato. Appendi la giacca, ti togli le scarpe, se sai che non devi uscire di nuovo ti metti in pigiama e ti spaparanzi sul letto navicchiando in internet. Cioè cosa si puó chiedere di piú, mi chiedo? Altra cosa che amo alla follia, e scusate in anticipo i particolari sordidi, è avere una bagno mio. Un bagno che è sempre libero, a tua completa disposizione, senza limiti di tempo o gente fuori che aspetta di usufruirne. Puoi restare in ammollo in vasca per due ore che nessuno viene a bussarti “oh, ma quanto ne hai ancora, che io dovrei…” e via di questo passo. Se mi salta il picchio di farmi la doccia a mezzanotte, posso farmela senza disturbare nessuno o muovermi in punta di piedi. Posso permettermi il lusso di essere un elefante dentro dalla mia porta. Signore mio che oasi di piacere.

Specialmente alla mattina e specialmentissimamente le mattine del fine settimana, vivere una casa vuota è ancora piú rilassante, rigerenerante, rassicurante. Non corri il rischio né di essere svegliato da un padre sbadato che inciampa nel portaombrelli, né tantomeno di essere svegliato da una madre coscienziosa che comincia a preparare il polpettone della domenica il sabato mattina alle 8.30. Non si sente niente. Tu apri gli occhi sul mondo e non c´è nessuno a disturbarti. Se gli occhi non ti stanno proprio aperti puoi restare a letto a goderti il calduccio ancora una mezz´oretta. Alzarti con tutta calma, farti un bel thé e guardarti fino a ora di pranzo puntate delle tue serie preferite. Esci, non esci sono affari tuoi. Oddio, che pace stupenda.

E vogliamo parlare del mangiare? Niente piú obblighi di primo e secondo. Non hai maroni di mettere su l´acqua per una pasta? Puoi farti fuori un´intera confezione di abbracci davanti alla tv. Voilá il tuo pranzo. Alle 6 hai voglia di un po´di pane con il Kräuterfrischkäse? Ti basta aprire l´anta della credenza e fartelo. Senza udire rampogne “ma dai, sono le 6, tra un´ora metto su la pasta, non star li a rovinarti l´appetito”. Si si si e ancora si. La vita in solitaria mi piace un sacchissimo. Quasi quasi va a finire che se mi ci abituo troppo, poi non sono piú capace di tornare indietro. Rischio di viziarmi troppo. Anche se è cosi bello…

Difatti non ho mai capito quelle persone che dicono “no no non potrei mai vivere da solo, troppo silenzio, nessuno con cui parlare, mi deprimerei subito, ho bisogno di un riscontro quando torno a casa”. Per caritá, parlo tutto il giorno in tedesco, sento parlare tutto il giorno in tedesco. Quando torno a casa ho bisogno di un momento di decompressione, silenzio e pace. Sto bene anche in mezzo alla gente, ma il contatto con me stesso è essenziale.

Bhe cosa potrei dire in piú?

Naja…toll!

giovedì 19 gennaio 2012

Imparare tedesco é...

...é sedere in mensa con la Tutor e venire a sapere che:

-la sonnolenta Bella Addormentata nel bosco è Dornröschen

-Biancaneve è la dolce Schneewittchen attorniata dai sieben Zwerge

-l´indifesa Cappuccetto Rosso è Rotkäppchen

Per le mie orecchie il gruppo fonetico “Rotkäppchen” evocava una traduzione volgare del termine.

Ma proprio dove credi di aver trovato qualche affinitá tra la volgaritá italiana e il lessico tedesco, ti devi ricredere. Perché la Putenfleisch non è “carne di bagascia”, ma semplicissima carne di tacchino. Italiano malizioso…

martedì 17 gennaio 2012

Sottili ma sostanziali differenze!

Lo studente che intraprende lo studio del tedesco deve farlo o con tanto amore o con tanta ingenuitá. Purtroppo in questo caso non ci sono mezze misure. O ci si butta o si resta sul bordo della piscina. Non ci sono storie. Sia io che Eireen abbiamo parlato nei nostri post delle difficoltá contro cui ci si scortica il naso nel difficile cammino di padroneggiamento della lingua teotisca: gli articoli arbitrari che nel 90% dei casi non corrispondono a quelli italiani, i plurali altrettanto arbitrari con cui non si sa mai come comportarsi, i casi che si scambiano spesso e volentieri (dativo o accusativo? Questo è il problema…), i verbi delle secondarie che vanno tutto in fondo e ti mettono in pausa il pensiero e le parole dai suoni ancestrali che hanno il magico potere di intorcolarti la lingua. Ma oltre a tutto questo mare magnum grammaticale, stando qui ho scoperto che il tedesco ti mette in croce anche e soprattuto per via di significato.

Spiego: quando si parla si lanciano informazioni, informazioni veicolate da quelle unitá senza sostanza e incorporee chiamate parole. Le parole portano significato, il significato porta un parere, un parere è frutto di un particolare punto di vista: il nostro. Quindi quando vogliamo esprimere qualcosa usiamo del tutto inconsapevolmente verbi, aggettivi, espressioni della nostra lingua madre che rendono al meglio ció che vogliamo esprimere. La comunicazione è immediata. Quando invece ci esprimiamo in una lingua straniera, eh, li il discorso cambia. La lingua si inceppa, parlare diventa difficoltoso, si usano quei quattro verbi tuttofare sperando che almeno il ciuccio del messaggio arrivi a destinazione. Il piú delle volte si finisce per fare figure da dementi o dire “peperoni” per “formaggio”. Peró va bhe, fa parte del gioco.

Imparare il significato delle parole non è solamente guardare la traduzione trovata sul vocabolario, è soprattutto interiorizzare cosi tanto quella parola da utilizzarla nei contesti adatti. Ecco, qua il tedesco mi fa andare in paranoia. Ora che ho acquistato un minimo di sicurezza in piú nel parlare ho pensato che fosse il momento di perfezionare il mio lessico. Ho il naso giá scorticato. E per rendere l´idea di quello che voglio dire faccio pratici esempi.

Akzeptieren/Annehmen significano entrambi accettare, ma…

-annehmen si usa per accettare qualcosa che ti viene materialmente dato nella realtá (tipo “accetto la spilla che vuoi darmi”);

-akzeptieren si usa per accettare qualcosa di immateriale, che mi è arrivato chissá come (tipo “accetto la mail che mi è arrivata”. Questo esempio lo ripeto para para come me l´ha spiegato l´Ugolatrice);

Mitnehmen/Mitbringen significano entrambi portare con sé, ma…

-mitnehmen si usa per dire che la roba te la porti appresso, ma solo addosso a te (tipo: “la borsa la porto con me”);

-mitbringen si usa per indicare qualcosa che porti si con te, ma che poi darai a qualcun´altro, è un portare con sé per uno scopo preciso (tipo “ho portato con me il tuo regalo”. L´azione sottintesa è che voglio dartelo, quindi qua è tassativo usare il mitbringen);

-Beratung/Empfhelung significano entrambi consiglio, ma…

-beratung è un consiglio teorico, campato in aria, senza riscontro nella realtá. Io lo tradurrei con consulenza, anche se la Secondina ci ha tenuto a farmi presente che la differenza non sta tanto nella professionalitá o meno del consiglio, ma dall´esito di quest´ultimo. Comunque Beratung è un consiglio teorico (tipo “io ti consiglio di pulire casa”);

-empfhelung è qualcosa di molto piú pratico e deciso. L´Empfhelung è il tipico consiglio dopo il quale ti trovi un libro in mano se te l´hanno consigliato o indirizzo e numero di telefono di un nuovo ristorante indiano in centro. Ecco, questo è un Empfhelung. Un consiglio con riscontro (tipo “ieri sono andato in un nuovo supermercato straeconomico, questo è l´indirizzo, vai a farci un salto se puoi”);

Dürfen/müssen/sollen significano tutti e tre dovere, ma…

-dürfen è il dovere dopo aver ottenuto il permesso(tipo “posso guardare la Tv? Posso chiudere la finestra?”);

-müssen è il dovere categorico, improrogabile e indiscutibile (tipo “domani devi studiare! Devo lavorare per avere uno stipendio”);

-sollen è il dovere ordinato per conto terzi o il dovere impartito da autoritá superiori (tipo “mia mamma dice che devo riordinare la camera” o “l´anmeldung deve essere presentata entro tre mesi”);

Dopo questa minispiegazione capirete anche voi come il mio pensiero ogni tanto si inceppi di fronte al desiderio di poter esprimere il mio significato secondo la corretta sfumatura linguistica. Alcune volte ci riesco, altre mi limito a farmi capire e tanti saluti. A pensarci bene c´è del traumatico in tutto questo perché l´italiano si fonda essenzialmente su dei verbi chiave che vogliono dire tutto e niente, vedi fare, dovere, dire ecc ecc. Qua invece esiste un verbo adatto per ogni contesto, per ogni azione precisa.

Ulteriori esempi:

-fare una ricerca puó essere reso con ich habe eine Recerche gemacht, ma vi sgameranno subito. Dovreste invece dire ich habe eine Recerche durchgeführt. Io a livello teorico so che sarebbe cosi, poi peró uso ancora il gemacht…

-fare uno schema è eine Skizze anfertigen

-fare da gnorri è sich unwissend stellen

-ricordarsi si traduce con erinnern se ci si riferisce a un ricordo del passato. Ma se lo si usa con il significato di “me lo ricorderó” sarebbe piú esatto dire sich merken.

In una parola: un casino. I primi tempi mi ricordavo abbastanza, ora che il vocabolario aumenta e di conseguenza le differenze lessicali aumentano in maniera esponenziale, mi sono dovuto fare un Deutsche Lexicon, altrimenti non ne esco piú.

Inutile dire che le differenze e gli esempi che potrei fare sono infiniti, ma spero che questi siano bastati per farvi capire cosa volevo dire! Se conoscete altre differenze siete pregati di lasciare un commento qua sotto, che tutto fa brodo (alles macht Brühe)!!

Il vecchio adagio dice il vero: Deutsche Sprache, schwere Sprache!

giovedì 12 gennaio 2012

Una casa per Torquitax

Ne ho parlato in lungo e in largo, è stata la mia spina nel fianco, il sassolino nella scarpa che non ne vuole sapere di uscire, la polvere nel piatto, la macchia di bruciato sul fornello: l´annoso, sempiterno problema della ricerca di un tetto per il sottoscritto.


L´ho detto e ripetuto milioni e milioni di volte, ci ho scritto un post apposito, ho infilato l´argomento di qua e di la in altri post: cercare casa a Monaco è un delirio. E per quelli di voi che si fossero sintonizzati solo ora faccio una cronologia essenziale della mia disavventura immobiliare.


13-20 Novembre 2011: prima settimana di tirocino a Monaco, prevista esclusivamente per la ricerca alloggio. Dopo aver mandato una catervata di mail, aver bussato a ogni porta di ogni studentato possibile, aver subito una cocente umiliazione da una delle poche agenzie immobiliari della cittá, ero ancora senza fissa dimora. La disperazione e il conforto erano al culmine. Non vedevo soluzione alcuna se non quella di rinunciare a tutto e tornarmene a casa. La domenica mattina stavo giá reimpacchentando la valigia.


20 Novembre-11 Dicembre 2011: temporanea sosta nella casetta di marzapane di Eireen, autentico angelo della situazione. Mi ha brutalmente preso per la pelle del deretano perché ero li che chiudevo la valigia quando mi ha chiamato per offrirmi un posto letto. Lacrime di riconoscenza. Durante la mia sosta da Madama Eireen ho visionato una casa (che poi non è andata a buon fine), ho preso appuntamento per vederne un´altra dove mi hanno tirato buca, ossia io mi sono presentato all´ora stabilita, ma in casa non c´era nessuno. Poi, inattesa e improvvisa, la svolta. Entrando un giorno in ufficio con un muso che toccava terra, le colleghe mi hanno chiesto cosa non andasse. Sapevano giá delle mie difficoltá nel trovare casa e mi hanno ascoltato con attenzione. Al che la Centralinista Ridens, donna dalle mille e piú risorse, se ne salta fuori con questa frase: “ma sai che mio fratello vive in Brasile e ha un appartamento sfitto qua a Monaco che usa solo per quando viene in estate o a Natale? Magari se vuoi provo a sentire se per il periodo del tuo tirocinio te lo affitta”. Ho visto la luce e per tutto il giorno ho pregato e sperato che il fratello dicesse SI. E si è stato. Il giorno dopo sono andato a vedere questo Wohnung. La madre della collega, nonché del mio Vermieter, abita al piano di sopra e mi ha mostrato la casa. Una reggia. L´ho presa per direttissima. E confesso che se anche fosse stato un buco indegno lo avrei preso ugualmente, pur di far finire alla svelta il supplizio immobiliare e trovare un minimo di sicurezza e stabilitá. La domenica successiva mi sono trasferito, ringraziando Madama Eireen di avermi offerto la preziosissima sistemazione-ponte presso di lei.


11-18 Dicembre: prima settimana di rodaggio nella mia futura casa. La domenica successiva ho dovuto ritrasferirmi perché il lunedi tornava il fratello dal Brasile con moglie e figli. Settimana bellissima in cui ho sperimentato la vita in solitaria, ho imparato a usare il fornello elettrico (non fate tanto d´occhi, a casa io ho il fornello a gas, quindi il cambio da gas a elettico mi ha creato un attimo di difficoltá) e usare l´aspirapolvere apposita per il parqué.


18-20 Dicembre: impacchettata per l´ennesima volta la valigia ho dormito due notti sul divano dell´altra praticante del progetto Leonardo qui a Monaco. Dopo esserci incontrati un po´per curiositá e un po´per poter parlare italiano senza censure o frasi ridotte ai minimi termine, ha avuto pietá di me e per superare i tre giorni che mi separavano dal mio rientro in Italia (mattino del 20 Dicembre), mi ha offerto il divano del suo monolocale. Tornato finalmente a casa mia, a Verona, ho tirato un sospiro di sollievo perché tutta quella vita da nomade, sempre con la valigia in mano da portarsi dietro e da utilizzare come armadio, armadietto del bagno ecc ecc, mi stava mandando i nervi in pezzi.


A Verona ho ricevuto una mail dalla Centralinista Ridens che mi informava che il fratello e famiglia avrebbero liberato l´appartamento la mattina dell´8 Gennaio e che quindi io poteva entrare come inquilino a tutti gli effetti il pomeriggio dello stesso giorno. L´unico neo è che il mio rientro a Monaco per ovvi motivi di lavoro era previsto per il 3 Gennaio. Quindi io dovevo rientrare con il treno il 2 Gennaio. Non volendo scocciare ulteriormente la collega praticante e non potendo chiedere a Eireen l´ennesima cortesia perché anche lei in Italia, ho preso la decisione piú normale. Mi sono prenotato un albergo, accuratamente selezionato tra i mille e mille che affollano Monaco, perché situato a due porte di distanza dal mio palazzo e perché portarsi su e giú la valigia per le metro non mi andava proprio piú. Ne avevo avuto abbastanza nel 2011.


Insomma per farla breve dal pomeriggio del 2 Gennaio fino al primo pomeriggio dell´8 Gennaio ho fatto vita d´albergo. Finalmente dall´8 Gennaio ho un appartamento tutto mio con bagno, cucina, camera matrimoniale (per me off-limits) e camera dei bambini, ora camera mia. Ho una credenza vuota da rimpinguare, una lavatrice, un´armadio che ho provveduto a riempire di botto non appena entrato in casa a mo´ di rito scaramantico e una specie di libreria da riempire con i miei futuri acquisti da Hugendubel. Sono un inquilino!!


Il lungo calvario è finito e io ho tirato un grosso sospiro di sollievo. Come dite? Ah giusto, ho dimenticato di dire dove abito ora. Il mio nuovo quartiere è Neuhausen. In soldoni la parte bassa del quartiere dove si trova Schloß Nymphenburg. Ma di questo fantastico quartiere, popolato di case liberty, riprometto di parlarne diffusamente in un prossimo post. Nei pomeriggi di vagabondaggio che mi sono concesso nello scorso fine settimana ho scoperto delle cose veramente interessanti e ghiotte. Ho come la netta sensazione che mi troveró proprio bene qui…eh si si si!

martedì 10 gennaio 2012

Imparare tedesco é...

...é anche spiegare alle colleghe cosa significhi "gatta morta" (tote Katze) in italiano.

lunedì 9 gennaio 2012

Faccia da tedesco...?

Io non so cosa faccio, ma vi assicuro che non lo faccio apposta. E se effettivamente qualcosa faccio giuro che lo faccio in maniera del tutto inconsapevole. Non riesco a spiegarmelo, ma è cosi. Io ai tedeschi piaccio. Piaccio cosi tanto che nell´ultimo fine settimana mentre passeggiavo sotto la neve e la pioggia sono stato fermato ben due volte (una volta sabato e una ieri) da sconosciuti in cerca di informazioni stradali. Cioè chiedi a me dov´è la tal strada che so a malapena orientarmi al di fuori delle solite quattro strade che faccio ogni giorno??? Con tutte le persone che camminavano su quel vialone senza fine che è Nymphenburgerstraße a me hanno chiesto! Allora ci deve essere sotto qualcosa, non puó essere qualcosa di accidentale.

Quindi mi sono messo a riflettere e ad analizzare i precedenti. Giá durante la prima settimana di ricerca alloggio la gente, sia in metro che per strada, mi fermava per chiedermi: “sa dov´è Schwantalerstraße?? sa dirmi dov´è la prossima fermata del 54? con questa S-Bahn vado a Isartor? Questa U-Bahn ferma a Theresienwiese?” E via di questo passo. E io ogni volta stavo li a chiedermi, ma come mai che con tutte le persone che sono sulla banchina in attesa della metro chiedono a me?? A me poi che non sono manco tedesco, ma italiano!! Almeno fossi un italiano nato qua da genitori italiani che parla tedesco senza accento, in slang e chi piú ne ha piú ne metta capirei, ma io che parlo tedesco come una marmotta andina…Misteri della scienza e della tecnica. Fatto sta che le indicazioni le chiedono tutti a me. Manco avessi scritto in faccia “Informazioni Turistiche”. Mah e ancora mah.

Esigevo delle risposte. O almeno riuscire a formulare delle teorie plausibili. Dopo ore e ore di riflessioni e andando per esclusione ho pensato che:

-evidentemente ho colori tedeschi. In effetti pallido lo sono parecchio e anche se prendo il sole non mi abbronzo: mi scotto, ma ritorno bianco slavato. Capelli castano chiaro, corti come piacciono ai germanici, occhi verdi tendente all´oliva, ma oltre a questo viso normalissimo, nella norma. Non posso nemmeno vantare colori nordicissimi come mia mamma che si ritrova una sparata di capelli biondi e ricci, corredati da occhi azzurri. Ammetto che non posso passare per il tipico mediterraneo, ma neanche per il nordico tutto trasparente. Non sono né carne né pesce. Peró piaccio. Bho.

-evidentemente sono attirati dal mio modo di vestire che a loro appare quantomeno esotico. Soprattutto piacciono le mie scarpe blu. I primi giorni in metro me le guardavano tutti, forse si chiedevano dove le avessi rimediate visto che la maggior parte di loro indossano quelle scarpe nere oscene, quadrate, opache, che sembrano quelle delle infermiere nei giorni di festa. Io mi rifiuto di metterle! Oppure vengono attratti dal mio ombrello che pare essere gran COOL. Le colleghe una mattina che pioveva e l´ho aperto in ufficio per asciugarlo, sono venute a guardarlo e mi hanno fatto i complimenti. Per l´ombrello. Che da noi è quanto di piú banale ci sia. Eppure per loro era ultrachic. Se la fantasia scozzese marrone e gialla per te è chic, mi fa piacere per te.

-evidentemente ispiro pura e semplice simpatia e sono istintivamente spinti a fare conoscenza, anche solo per chiedere informazioni stradali. So che è la soluzione piú assurda che potessi escogitare, ma dopo aver scartato le possibilitá “esteriori” non mi restava che affidarmi a ragioni “interiori”. Oltre a questi tre motivi non sono riuscito a farmene venire in mente altri. La cosa è da un lato cosí inspiegabile che anche il mio cervello, poverino, è rimasto un po´ scioccato e oltre un certo limite di fantasia e raziocinio proprio non riesce ad andare.

La cosa che peró mi conforta di piú e di cui sono riconoscente a questi sconosciuti è che nessuno, e dico nessuno, mi ha fatto osservazione per il mio accento (perché sicuramente lo avranno notato di pacca appena aperto bocca) o per i miei eventuali errori (perché sicuramente avró sbagliato qualcosa, l´uso del verbo adatto, il genere o il caso). Anzi, appena ricevuta l´informazione subito mi esibiscono un sorriso a 430 denti, pieno di riconoscenza e se ne vanno dicendo “danke schön”. Ma cosa mi ringrazi bel gioioso, sono io che devo ringraziare te per non avermi cazziato per il mio tedesco.

La loro riconoscenza e gentilezza mi fa venir voglia di essere una persona migliore. Anche in ufficio i primi giorni facevo tanto d´occhi quando la Tutor, appena dopo avermi dato un compito da fare, mi diceva “danke”. Da noi nessuno ti dice grazie se ti ha dato qualcosa da fare. Tutt´al piú ti dice “ringrazia che hai un lavoro e non ti sbatto in strada” o robe cosi. E qua ti ringraziano anche quando gli porti il lavoro finito. Al che per me è ormai diventato un automatismo rispondere bitte o gern quando mi refilano il danke di rito. Ah e prima di darmi alcunché da fare, mi chiedono se ho tempo e se sono libero!!! Che in caso di risposta affermativa mi spiegano cosa devo fare o mi lasciano il materiale da lavorare sulla scrivania. In caso di risposta negativa mi dicono “quando hai finito con il lavoro che stai facendo, diccelo che ti diamo dell´altro”. Da noi non chiedono, ti riempiono la scrivania e basta, pensando che “almeno hai qualcosa da fare, che non ti rimangano per disgrazia dieci minuti per battere la fiacca”.

Ricapitolando: non so se ho la faccia da tedesco o da italiano. Fatto è che ai deutscher piaccio e non ci posso fare niente. Anzi, diventiamo tutti amici, cosi vedrete che gli italiani non sono tutti come Mr. B. e che vedere la Merkel e Sarkozy che se la ridevano bellamente di noi non è che ci abbia fatto proprio piacere va. Anzi. Vi avremmo volentieri cavato quei sorrisi a suon di sberle, cara Angelina e amato Nicolas.

mercoledì 4 gennaio 2012

Metereologia interna

Oggi é il 4 gennaio e per me è giá il secondo giorno che sono tornato alla mia scrivania nell´Ufficetto Tedesco. Ho ritrovato alcune colleghe al solito posto (ovvero la Tutor, la Secondina, l´Ugolatrice e la Rossa), mancano invece all´appello la Mangiona e la Centralinista Ridens che sono in ferie. Godetevi la pacchia colleghe care che dalla settimana prossima siam tutti qua al gran completo. Sebbene mi abbia fatto piacere ritrovarle, il giorno che sono salito sul treno non ero per niente felice di tornare a Monaco. Pazzesco ma vero.

Era appena il 2 di gennaio, secondo giorno dell´anno appena cominciato e io dovevo tornare al mio posto. Mi mancava la voglia, il tempo, l´intimo desiderio di rifare la valigia (che sono arrivato a odiare), salire sull´autobus prima e sul treno poi. Come l´altra volta mia mamma mi ha accompagnato in stazione, per darmi l´estremo saluto. Stavolta partire è stata dura, lo devo ammettere. L´altra volta non me ne ero accorto, per me non era affatto un addio, anzi, era quasi una liberazione, andavo incontro a un´avventura meravigliosa, coronavo il sogno. Il treno che mi ha portato a Monaco a novembre era il treno dei desideri, la zucca-carozza di Cenerentola che la porta al gran ballo. Non sentivo fitte al cuore, solo l´adrelina e lo zampillare dell´eccitazione nello stomaco. Lunedi invece salire sul treno, posare la valigia e sapere che avrei lasciato qualcuno di importante sulla banchina, a casa, nel mio quartiere, da qualche parte a Verona, mi ha dato la classica botta allo stomaco. Non volevo partire, almeno non ancora. Sentivo che era troppo presto, non mi ero ancora abituato all´idea, era bello partire con le paorole, ma non con tutto il corpo. Se il treno non fosse partito me ne sarei rallegrato. Invece, preciso come abitudine, si è mosso senza alcun rumore e poco a poco mi sono ritrovato a salutare mestamente con la mano mia mamma e la stazione che scivolavano via. Ho sentito lo strappo, quel nodo al cuore che ti dice che te ne vai con dolore.

Il mio barometro interno, esattamente come il cielo fuori dal finestrino, segnalava nuvoloni neri e carichi di pioggia. Fortunatamente fino a Trento sono rimasto solo nello scompartimento e ho potuto accucciarmi al finestrino come un cane bastonato. Mi sentivo pesante, strappato alla mia terra, un albero con le radici all´aria. Il paesaggio filava via, ma io vivevo al rallentatore ancora e ancora il saluto alla stazione. E mi chiedevo che cosa mai ci facevo su quel treno, con quella stramaledetta valigia tra i piedi che mi avrebbe solo che ricordato la mia precarietá. Di nuovo sballottato in metro con quel baule da viaggio, trascinarmelo dietro, usarlo come un armadio per una settimana ancora. Nella mia mente tutto assumeva proporzioni colossali. La prima volta ho affrontato le disavventure perché erano inaspettate e non avevo altra scelta che fare fronte all´imprevisto. Ma ora che sapevo cosa mi avrebbe aspettato, giá il solo pensarci mi era insopportabile.

Il treno sferragliava, avvicinandosi sempre piú al Brennero. Verso Bolzano le prime tracce di neve si intravedevano qua e la. All´altezza di Fortezza nevicava. Il mio barometro scendeva sotto lo 0, avrei voluto che la neve coprisse i miei pensieri. Giunti al confine, il mio umore non migliorava, ma si trasformava. Non potevo tornare indietro, dovevo farmi forza, finire quello che avevo iniziato, a ogni costo. Non ero disperato, bensí abbattuto, ma non dovevo lasciare che l´ansia distruggesse la mia speranza prima ancora di arrivare a destinazione. Avevo fatto la mia scelta e dovevo portarla fino in fondo. I giorni passano in fretta. E quando si torna al lavoro non si ha tempo per i pensieri tristi, bisogna lavorare, ascoltare, interpretare i desideri altrui. Sicuramente i nuvoloni grigi sarebbero passati e il mio cielo interno si sarebbe rasserenato.

A Innsbruck ero quasi sul punto di sorridere. Eppure mentre mi avvicinavo a Monaco l´ansia a tratti tornava. L´Austria filava via e dopo Kufstein anche la neve cedeva il passo al verde. Niente neve in Baviera. Almeno non vado a beccarmi il freddo ho pensato.

Tuttavia, il film che mi ero fatto e che il ricordo del travaglio immobiliare aveva ingigantito, era solo nella mia testa. Il viaggio in metro è stato velocissimo e la valigia non mi ha ingombrato, ha fatto la brava ed è rimasta al suo posto, obbediente e silenziosa. L´accettazione in albergo rapidissima: ho firmato il loro schedario, mi hanno dato la chiave e su in camera spedito. Praticamente mi ero dato la botta allo stomaco da solo.

Ero ancora un poco triste al pensiero delle mie colline, ora lontane chilometri e chilometri. Ma il tempo passa in fretta. Senza che me ne accorga son giá tre giorni che sono tornato. Il mio barometro segna cielo sgombro, ma non completamente azzurro. Coperto con qualche schiarita, diciamo cosi.

Scusate per il post tristissimo, polpettone, palloso che piú non si puó. In realtá ho avuto un inizio dell´anno fantastico, contrariamente da quanto emerge dal mio racconto. Devo solo resistere ancora tre giorni per avere l´agognata sicurezza di un tetto mio sopra la testa. Ma non voglio anticiparvi niente, la saga “Una casa per Torquitax” è un racconto che verrá pubblicato prossimamente. Nel frattempo non mi resta che salutarvi, augurarvi ancora un favoloso inizio d´anno e…einen schönen Tag noch!