venerdì 28 dicembre 2012

Bilancio del Natale

natale-spesa-biscottiMi sono ingozzato come un pollo all’ingrasso, mi sono fatto venire un fegato schifosamente grosso come quelle delle oche del paté, ho inchiodato le mie chiappe sulla sedia fino a farle diventare piatte e mi sono disidratato la lingua a forza di gossip, chiacchere e pettegolezzi. E lo rivendico con orgoglio!!!

No perché guardate che non se ne può più eh. Tutti che parlano di sta benedetta crisi. Tutti che si lamentano che va male. Tutti che piangono il morto. Tutti che ululano alla luna “miseria, miseria”. Ma basta! Voi e la vostra crisi, voi e la vostra miseria. Certo la situazione non è delle migliori, ma star li a strapparsi i capelli come le coribanti mica ci si guadagna niente. Come se fosse colpa nostra oltretutto. L’abbiamo voluta noi la crisi? Abbiamo votato ad un referendum apposito pro/contra crisis? No. O almeno io non l’ho fatto. Direi piuttosto che sono stati gli amici smarmigatori delle alte sfere, i piazzatori delle banche o le scimmie che chiamiamo deputati ad appiopparcela. Per cui io ho deciso di fregarmene alla grande. Che poi tutta sta lagnanza, tutta sta giostra del lamento non è che aiuta!! Continuando a gridare “al Lupo! al Lupo!” prima o poi il lupo arriva davvero e allora si che so’ cazzi. La negatività attira altra negatività. Un minimo di pensiero positivo non vi ammazza!

E volendo fare l'avvocato del diavolo oso dire che ora ci toccherà pure tirare cinghia, ma finché durava ce la siamo spassata alla grande, sprecando risorse e capitali per robe futili assai. Sentivo in centro delle signore che si lamentavano che con questa crisi maledetta avevano dovuto razionare la parrucchiera. Invece che tutti i sabati trattamento completo, dovevano andarci una volta ogni due settimane! Pensa te che tragedia. Allora la domanda sorge spontanea. Vuoi dirmi, cara amica cotonata, compare amante della messa in piega, che in tutti sti anni non ti sei mai lavata i capelli nel sicuro delle tue mura domestiche? Che non sai nemmeno da che parte si prende in mano un phon o un bigodino? Se le cose stanno così fatti un calcolino e vedrai quanti soldini bellini hai speso per farti bella. E già che ci sei fatti pure un esamino di coscienza.

Concordo che questo, forse, è un caso limite, ma converrete anche che è assai esemplificativo. Perciò voglio farmi venire il sangue amaro per gli sprechi altrui? No. Voglio io sentirmi in colpa per la crisi causata da altri? No. Voglio io guastarmi la voglia di vivere solo perché mi ritrovo a vivere in un periodo di recessione? No no e ancora no. Io voglio godermela lo stesso. Ed è quello che ho fatto. Mi sono fatto venire gli occhi a panda a furia di guardare cartoni (Up, La collina dei papaveri ,Ralph Spaccatutto, Toy Story 3 – La grande fuga, Piovono polpette), che portano più buonumore e speranza di tanti film lagnosi e/o apocalittici.

Per cui basta con la lagna, avanti con la lasagna!

Chi vuol essere lieto sia del doman non v’è certezza..!

Ah, quasi dimenticavo…buon scivolone nel 2013. Ci vediamo l’anno prossimo!!!!!!!!!!!!!!!!

venerdì 21 dicembre 2012

Questa donna è un genio...

…e io sono d’accordo con lei al 100%. Generalmente io non parlo di politica, è un argomento che lascio volentierissimo a Redpoz e Bortocal. Perché loro son più bravi, se ne intendono, sanno di cosa parlano, sanno valutare e distinguere il cretino dal figo. Se mi ci mettessi io tempo due righe e la mia colossale ignoranza, il mio enorme disinteresse e noia per l’argomento salterebbero fuori di pacca proprio. Però ogni tanto mi concedo una licenza poetica. Mi prendo un permesso speciale autofirmato. Mi do il nulla osta per conto mio. E lascio parlare lei, la somma Guru Littizzetto che con il suo intervento ha espresso para para il mio pensiero su tutto sto maramagna politico. Godetevi le sue immortali parole in questo estratto:







E ora mi sale l’imbarazzo. É praticamente cosa certa che il 24 febbraio si andrà a votare. Io, che sono un cittadino qualsiasi, un pecorone disinformato e pacioso, guardo le tre alternative:

Berlusconi. Ho la nausea.

Monti. Uh, che stitichezza.

Bersani. Ecco l'attacco di diarrea.

Credo che voterò per la quarta opzione: il partito della bruschetta!

mercoledì 19 dicembre 2012

Playlist monachese

come-ascoltare-musica-dal-pc-senza-scaricare--L-bMS7cmErika, se sei sintonizzata su queste frequenze, ti becchi un grazie per avermi dato l’idea con il tuo post!

Quando si dice le coincidenze della vita. Vi è mai capitato di ascoltare fino allo sfinimento una canzone in un preciso momento della vostra vita e riascoltarla poi per caso a distanza di mesi? Ecco. Capita anche a voi che nell’istante in cui la riascoltate vi passino nella testa tutti i pensieri, le immagini, le sensazioni, gli odori che si erano cristallizzati intorno a quel testo e a quella musica? No perché a me capita. Mi capita persino, a volte, di associare un ricordo preciso a una strofa particolare. Tipo quando ascolto il ritornello di I was born to love you dei Queen mi scorrono in sovrimpressione le date di inizio e fine della Guerra dei Cent’anni. Si, ogni tanto mi viene il dubbio che dovrei farmi vedere da qualche neurologo…

Ad ogni modo l’altro giorno in macchina ho riascoltato per caso Somewhere only we know dei Keane e mi sono rivisto nella casa a Monaco, in cucina, a spulciare annunci di lavoro. E prima che me la dimenticassi del tutto ho buttato giù una playlist sommaria di quelli che sono stati i miei tormentoni monachesi. La colonna sonora dei miei folli giorni bavaresi!

Somewhere only we know – Keane

We all stand together – Paul McCartney

You can’t hurry love – Phil Collins

Top of the world - The Carpenters

Opening Sugar Sugar Rune

Opening Smile Precure

Tonari no Totoro

Waltz of Chihiro

I write the songs – Barry Manilow

Buongiorno – Luciano Pavarotti

Ancora qui – Renato Zero

We are young – Glee Cast

Daydream believer – The Monkees

I colori del cuore – Cristina d’Avena

Maledetta primavera – Loretta Goggi

Sono come tu mi vuoi - Mina

Ah quelli si che sono stati giorni memorabili e sbroccati!!

domenica 16 dicembre 2012

Questo (non) è un paese per vecchi(e)

strega

Sono più astute di una faina, più insidiose di un serpente e più velenose di una tarantola. Si aggirano furtive tra i corridoi dei supermercati, scorrazzano indisturbate per le strade cittadine, siedono statuarie sui sedili dei mezzi pubblici. Il loro numero è in continuo aumento, le loro fila si ingrossano a ritmo vertiginoso, si riproducono a velocità esponenziale.

Le vecchie.

Sono dappertutto. Ovunque ti volti le vedi. Magari una di loro mi sta persino leggendo in questo momento (se è così considerate il presente post come un’amichevole critica costruttiva). Si riconoscono facilmente: portano capelli cotonati progettati per resistere a una tromba d’aria, si paludano in lunghi cappotti dal taglio antiquato, disponibili in tutte le sfumature di marrone, nero o violetta, indossano tassativamente le gonne (il pantalone è troppo trasgressivo per loro) intonate con gambaletti antistupro, si strizzano i piedi callosi in mocassini lucidi demodé e indossano occhiali dalla montatura dorata anni ‘50. Non rinunciano mai a un filo di tacco. Aborrono le volgarità come gli stivali, i piumini, le scarpe puntute e i cappotti con il pelo sintetico. Occasionalmente avvolgono il loro corpo incartapecorito in voluminose pellicce maleodoranti. Poiché prediligono odori forti quali naftalina, mentolo, borotalco per cammelli e antisettico da farmacia, il vostro naso capterà la loro presenza molto prima del vostro occhio.

Le vecchie acquisiscono con l’età un passo felpato degno del miglior ladro professionista. Compaiono all’improvviso accanto a te in posta, in fila alla cassa o al banco del macellaio. Fai appena in tempo a girarti che loro son li. Presenti. Predatrici. Attente a cogliere ogni tua minima mossa. Ogni tua minima esitazione. E approfittarne immediatamente, senza scrupoli e con un diabolico ghigno di soddisfazione sul viso. Perché loro ci godono a farti lo sgambetto. Eccome se ci godono! Sono abilissime nello sfruttare gli acciacchi dell’età a loro vantaggio per passarti via al banco del pane, per accaparrarsi il quarto di bue migliore e la fettina di pancetta appena tagliata. Sviluppano una fretta patologica in prossimità della cassa che si trasforma in matusalemmesca lentezza pochi minuti dopo. Avete notato che ci impiegano due decadi per infilare tutto nelle borse?! Ti fulminano con lo sguardo se ti azzardi a sbuffare o a notare che nel frattempo ti sono cresciute le ragnatele tra i capelli. Se però ti attardi tu a liberare lo scivolo d’acciaio perché cerchi i 5 cent, ti guardano con commiserazione, commentando mentalmente che i giovani d’oggi son veramente imbranati e impediti.

Esibiscono con malcelato orgoglio il bastone: un utilissimo arnese che assicura loro il posto a sedere in banca o alla panchina della fermata del bus. Salvo poi sfoderare uno scatto olimpionico non appena il tabellone in banca segna il loro numero. Li anche le anche operate, il bacino fratturato o l’osso sacro incrinato diventano doloretti tipici dell’età. Nel giro di pochi istanti cruciali ritrovano elasticità e velocità, lasciando te a bocca aperta, visibilmente disorientato. Quelle più furbe tra loro poi si avvicinano alla meta gradualmente. Fanno pochi passi nella tua direzione, fingono di controllare l’ora e intanto riducono la distanza tra te e loro e in men che non si dica ti hanno superato, assicurandosi così di essere le prime a salire sull’autobus per potersi acchiappare il posto migliore (sempre se non è già occupato, va da sé).

Da quando son tornato subisco le loro angherie spesso e volentieri. E un giorno vorrei tanto, così, per togliermi uno sfizio, dire in tutta franchezza ad una di queste vecchie: “Signora, lei e tutte quante quelle come lei, m’avete proprio sbragato la fonchia!!!”. Con gentilezza e cortesia, s’intende.

martedì 11 dicembre 2012

Fauna umana - Asilo

F2Leggendo l’altro giorno La Profe di Antonella Landi (libro che per altro consiglio) mi sono imbattuto, a un certo punto, in una classificazione approssimativa che l'autrice fa degli studenti. C’è l’Impavido, la Melatiro, l’Assenteista, l’Onanista, la Sotuttoio, la Beicapelli, la Timida ecc ecc. Tutta la varia umanità spiattellata e decodificata senza tante cerimonie. E pensandoci bene anch'io ho incontrato magnifici esemplari di cucciolo d’uomo alquanto imbarazzanti e bislacchi.

Non dovrei nemmeno andare a pescare tanto lontano nei ricordi per scovare personalità di mancata fama, ma volendo prenderla larga, già all'asilo ho avuto l'incerta fortuna di entrare in contatto con questi, come chiamarli...personaggi??

Alberto l’Artista: questo bel tipetto non era in classe con me. Io ero con la Maestra Gialla, lui con la Blu. Però all’asilo si sa, si è democratici: giocavamo e disegnavamo tutti quanti assieme. Alberto l’Artista aveva sempre mantenuto un basso profilo. Disegnava in silenzio, tratteneva il respiro quando c’era da restare entro i margini della figura, alzava la mano quando c’era da andare in bagno. Normalissimo. Di certo non sarebbe diventato un tronista di Uomini e Donne o un concorrente del Grande Fratello. Tutt’al più avrebbe potuto diventare uno dei postini di C’è Posta per Te. Ecco quello si. Se non che un giorno non si presentò. Le maestre, prima di rispondere alle nostre domande, si scambiavano sguardi angosciati. Poi ci refilavano una delle loro scuse passepartout che noi bevevamo tutto d’un fiato, già dimentichi dell’assenza dell’Artista. Che tornò qualche tempo dopo, esibendo un magnifico trofeo sul viso: la mascherina antismog (quella mascherina bianca che copre naso e bocca per intenderci). Facendo spallucce accettammo il fatto che ok, era tornato. Anche se la mascherina sparì subito dopo nessuno si prese la briga di chiedere o spiegare. Forse un’influenza, una grave polmonite, vai a sapere. Sta di fatto che durante la sua assenza gli avevano prelevato damigiane di sangue.

E nella disgrazia l’Artista trovò l’ispirazione. Un’ispirazione talmente potente da spingerlo a disegnare ossessivamente cerchi bianchi e rossi diligentemente divisi da una linea retta che tagliava in due il foglio. Ogni volta esibiva il suo magistrale lavoro a noi ingenui dilettanti chiedendoci: “Ti piacciono i miei globuli bianchi e rossi?”. La domanda divenne ben presto il tormentone dell’anno e fiero del suo talento d’artista ne sfornò a centinaia, intitolandoli con dubbio gusto “Globuli bianchi e rossi 1, 2, 3, 4…” Era nata una stella. L’unico deragliamento, l’unica licenza artistica se la concesse un giorno che disegno un’Italia interamente blu. Intitolò la sua opera “Italia sommersa”. Leopardi sarebbe stato fiero del suo innato pessimismo cosmico. Da bravo Artista qual’era dedicò tutto il resto dell’anno a perfezionare la circonferenza dei suoi globuli. A volte assomigliavano a delle pizzette, a volte a delle baguette, a volte a delle focacce mal riuscite. Ma lui mica si arrendeva eh. Giammai. Emulo di Giotto, anche lui un giorno avrebbe tracciato a mano una perfetta circonferenza. Consumò un numero spropositato di album, riempiendoli tutti con lo stesso tema ricorrente. Chissà se avrà mai disegnato “Globuli rossi e bianchi 100” oppure 1000…

Gemma la Cannibale: all’apparenza innocua, il donnino in questione aveva un’anima da vampiro. Prima ancora di Twilight e affini, lei aveva l’insana abitudine di dimostrare il proprio amore mordendo, tatuandoti i suoi incisivi sulla spalla e sul polso. Il malcapitato non poteva far altro che fuggire, pararsi il didietro con circospezione e mettersi le gambe in spalla non appena l’ombra della Cannibale si profilava all’orizzonte. Stranamente però non vestiva di nero, non esibiva borchie o catene d’acciaio al collo, saltellava invece di qua e di là come una giovane gazzella, indossando scarpine LellyKelly ricoperte di strass e maliziose gonnelline rosa. Insomma si mimetizzava alla grande. Ecco perché i suoi morsi sorprendevano  e disorientavano. Arrivavano inaspettati come il dolore che ne derivava.

Le maestre tentarono più e più volte di insegnarle tecniche di seduzione e d’acchiappo un filino più ortodosse. Ma lei niente. Il morso era il suo marchio di fabbrica. E secondo me un metodo per contare gli ignari fidanzatini che erano caduti nella sua rete. Le altre femmine la guardavano con sospetto, forse invidiose della disinvoltura con cui la Cannibale andava dritta al sodo. Io ho avuto la somma sfortuna di non essere stato morso. E dico sfortuna perché tra noi maschietti i suoi morsi erano una specie di rito di iniziazione: chi veniva azzannato a tradimento poteva entrare a buon diritto nella categoria dei fighi. Io dalla Cannibale guadagnai solo un piede azzoppato quando litigammo per un dolcetto di Santa Lucia. Per risolvere la questione a suo favore mi assestò un sonoro pestone. Lasciai la presa e lei l’ebbe vinta. Oltre che Cannibale secondo me Gemma era anche al 50% Amazzone!

Poi vabbè, c’erano bambini molto meno pittoreschi, ma altrettanto bislacchi. C’era la Fanalona, così chiamata perché già mezza cieca come una talpa e armata di sensualissimi occhiali tondi più simili a due enormi lenti d’ingrandimento calate sugli occhi che stilosissimi accessori civettuoli; Il Maschiaccio, la tipica ragazzina ribelle più a suo agio con un pallone tra i piedi che con una Barbie tra le mani. E Il Ciambellino, l’adorabile compagno di merendine più largo che alto e dalle guanciotte a luna piena. Le voci dicono che la prima si sia fatta l’intervento al laser, sbarazzandosi così degl’ingombranti occhiali e sfoggiando un nasino niente male, che la seconda giri ricoperte di borchie a mo’ di porcospino urbano e che il terzo, dopo una cura dimagrante disumana, sia diventato uno sciupafemmine di categoria deluxe. Un classico.

Prossimamente le Elementari!

sabato 8 dicembre 2012

Super Genia Adventurland

arbre%20fioriSi consiglia la lettura a un pubblico di soli adulti. Il contenuto e le evenienze ivi narrate potrebbero causare infarti fulminanti (dalle risate). Non riproducete i gesti a casa senza l’ausilio di un sex trainer. Lettore avvisato, mezzo salvato…

Pancri, grazie per avermi dato la spintarella necessaria a diventare cantore di torbidi fatti! Questo post è per te!

Ci fu un tempo in cui le erotiche gesta della Super Genia erano materia di leggende. Le sue imprese commuovevano i fornicatori impenitenti e scandalizzavano i borghesi benpensanti. La sua disinvoltura suscitava grida di ammirazione nelle giovani donne emancipate e mormorii scandalizzati nelle vergini di professione. Ci un tempo in cui la Super Genia sorprendeva tutti, nel bene e nel male. Nessuno sapeva chi era, eppure tutti conoscevano la sua storia. Io, il menestrello di fortuna Torquitax, ho avuto l’altissimo privilegio nonché l’immenso onore di essere suo compagno di sensuali scorrerie. Ho ricevuto da lei il sommo favore di essere suo confidente. Ora che molti anni ci dividono da quei lontani giorni, è tempo che la verità dei fatti venga narrata. Il velo del pregiudizio, del chiacchericcio e della leggenda deve essere squarciato. E ch’essa prenda finalmente il posto che le spetta nell’olimpo degli eroi del sesso.

La Super Genia non temeva nulla. Aveva il cuore e le doti predatrici di una leonessa. Lei non aspettava di esser scelta, giammai!, era lei a scegliere gli uomini. E nessun individuo appartenente al sesso forte poteva distoglierla dalla sua preda, che il prescelto ne fosse consapevole oppure no. Il rito di preparazione alla caccia era lungo e articolato, perfetto in ogni dettaglio, studiato con largo anticipo.

SG: Torqui ho messo gli occhi su un bell’esemplare di manzo, un bel tronco di pino. Speriamo che il pino ce l’abbia anche là in basso e che non si riveli essere un Arbre Magique tutto profumo e niente sostanza.

T: Mia signora, ma lo conoscete almeno codesto esemplare maschile? Lo avete già incontrato prima d’ora a qualche evento sociale? Un ballo, un cena in casa di amici, un ricevimento privato…

SG: È un amico, di un amico, di un amico. Ci siamo scritti in Facebook. Dal tono monosillabico delle sue risposte mi pare uno di poche parole e molti fatti. Stasera lo vedo e se nei primi cinque minuti mi attizza, il signorino stanotte verrà condotto per mano fin sulla soglia del paradiso.

T: Ma madama, vi pare opportuno offrire a questo cavaliere lo scrigno delle vostre virtù così presto? Non preferireste aprire i vostri sacri cancelli al prossimo incontro magari? Prima di far entrare tale turista nei vostri Paesi Bassi, non sarebbe consigliabile trattenerlo alla dogana un poco per appurare se è degno di visitare il paese in questione?

SG: Na, meno perdo tempo e meglio è. Se mi interessa stasera balliamo il tango, altrimenti avanti il prossimo candidato. Per ogni evenienza mi sono già depilata! Meglio essere preparata per ogni occasione. Che si sa, gli uomini una volta oltrepassata la soglia, ci mettono un attimo a riattraversarla…

T: Almeno avete indossato un velo di tessuto per proteggere il vostro portagioie?

SG: Assolutamente no. Se bisogna farlo che si faccia in
fretta. Bisogna aggrapparsi al manico finché dura…

La Super Genia affrontava ogni separazione stoicamente, accettando con immensa pacatezza la piega presa dagli “eventi” rivolgendosi speranzosa al futuro, portatore di ogni gioia e delizia.

SG: Torqui, quello str***o, pezzo di m***a mi ha mollata. Ma che scivolasse giù da una rupe e finisse dritto in bocca a uno squalo bianco gigante di passaggio. Sto c*****e ha inventato una zuppiera di scuse cretine per andarsene!! Ma gli venisse il cagotto fulminante senza fermenti a portata di mano!

T: Desiderate che vi canti un componimento in sua calunnia?

SG: No, vorrei che chiamassi un sicario e lo facessi pestare in qualche vicolo schifoso di Merdolandia. Ho il cuore in pezzi, come farò ora a fidarmi di nuovo degli uomini?? Basta, ho deciso, per una settimana non voglio né vedere, né scrivere a un uomo…sono troppo inconsolabile…

Tre giorni dopo

SG: Mio fidato menestrello ho conosciuto un interessante cavaliere. Pare di nobile cuore e di sostanziosa virilità. Domani sera passa a prendermi con il suo cocchio. Tanto disturbo merita una ricompensa. Ripasserò gli esercizi base per una buona sessione di allenamento brucia calorie sotto le lenzuola.

T: Ma mia signora e che ne è del vostro voto di tre giorni fa? e del vostro dolore?

SG: Uh, ma sei ancora li che ci pensi. Oggi è un altro giorno! Oggi è il giorno ideale per la caccia al falcone!

La Super Genia era sempre solidale con le altre sue simili. Essa poteva essere non solo amica, ma sorella, madre, cugina, suocera e nuora all’occasione. Il suo cuore caritatevole era colmo d’amore e non c’era giorno in cui ella non si prodigasse per portare un poco di felicità nella vita di altre donne.

Continua…

Ps: caruccio il template natalizio, nevvero??

giovedì 6 dicembre 2012

Punto di svolta

Cari tutti.

Rispondere a ognuno di voi con un controcommento mi pareva riduttivo, data la portata del vostro sostegno. Ho riflettuto, ho camminato in tondo, ho infilato il cappotto e mi sono fatto qualche vasca in centro, mi sono guardato attorno e ho realizzato. Quello che manca non è l’ispirazione: Verona può ispirarmi tanto quanto Monaco. No. Quello che mancano sono gli occhi adatti a vedere l’ispirazione che mi circonda. Eh si. Questa è la nuda e cruda verità!

Mi ero fossilizzato su delle posizioni che ora, a mesi di distanza, risultano anacronistiche. Non sono più in Germania. Sono in Italia. Devo prendermi la testa tra le mani e girarmela a 360°, mettendola nella giusta direzione: né avanti, né indietro, ma focalizzata sul presente. Per cui il mio sguardo, troppo rivolto al passato e ad un futuro che lo ricalcasse, non spaziava tutt’attorno. Insomma: stavo camminando con due bei paraocchi comodamente calati sul muso. Eh no. Non va bene. Per niente.

Questo il mio nuovo motto: non guardare né avanti, né indietro, ma attorno. E smetterla di definirmi. Mi ero attestato su di una tipologia di scrittura e argomenti incredibilmente limitati. Ero un espatriato e raccontavo della mia vita in Germania. Punto. Fine della storia. Io sono questo –mi dicevo- e parlo di questo. Il mio blog quindi è solo questo. STICAZZI. Il blog è mio e io non sono solo questo o quello. Parlo di tutto quello che mi va e chi mi vuole leggere mi legge, gli altri amen. Democrazia. Uno sarà libero di scrivere e leggere quello che gli pare no? Per dire.

Qui bisogna tornare alle origini. A quel bel concetto di PAROLIBERISMO che mi ero prefissato nel mio manifesto iniziale e che campeggia ancora sotto la voce Torquitax…chi è costui. Quindi signori miei il P. Dresden non chiude, ma si reinventa. Si rinnova. Si fa il restyling (a partire da quello del template che segna l’inizio di un nuovo inizio, dopo una fase acuta di insoddisfazione estetica). Sarà un periodo di sperimentalismi. Tematici, stilistici e altri –ismi che ora non mi vengono in mente. Questa la mia nuova sfida barra proposito barra progetto. Quanto alla regolarità se ho qualcosa da dire può essere che pubblichi un post per ogni giorno dell’Avvento, se no niente, ciccia. C’è poco da fare.

Contenti? Spero di si, perché io lo sono.

E già che ci sono faccio un appello. Amici di Wordpress, amici smarmigatori del web, potete cortesemente smetterla di mettere tutti i template fighi a pagamento? Invece di mettere Premium tutti quelli spaziali, fate una promozione speciale anche per noi straccioni: cinque template li mettete sia Premium che gratis. Vi piace l’idea? E possibilmente tra quei cinque in super offertona includete anche il Simfo va la’. Che, per inciso, non è quello che vorrei io (!!!), ma giusto uno a caso che mi è venuto in mente. Sarebbe un gesto molto apprezzabile da parte vostra. Ecco.

lunedì 3 dicembre 2012

Nota stonata

Lo ammetto. Ultimamente ci penso spesso e volentieri. E se chiudessi il P. Dresden? Se radessi anch'io al suolo la mia piccola Dresda interiore?? Ogni tanto anche i più incrollabili, inguaribili ottimisti sono presi da momenti di scoraggiamento. E oggi capita anche a me. Sento che la linfa che alimentava questo blog comincia a esaurirsi: senza la Germania e Monaco gli argomenti scarseggiano, la mia scrittura si fa pedante e fredda. Sto perdendo sia l'ispirazione che la freschezza indispensabili per mandare avanti questo spazio. Sono gratissimo ai miei pochi affezionati commentatori nonchè ai miei stimabili colleghi che trovano un minutino del loro tempo per lasciare un commento solidale. Ma oltre a loro? So che si dovrebbe scrivere unicamente per se stessi, perchè si sente che si ha qualcosa da dire, da esprimere, a prescindere da tutto e tutti. E sono d'accordo. Ma quando si scrive senza avere un riscontro polivocale, senza avere un pubblico "nuovo" che alimenti il dialogo...è giusto continuare a pubblicare articoli di qualità scadente? Non sarà che ormai il mio P. Dresden si è sviluppato in quantità fagocitando la qualità?

A volte mi consolo dicendo che per quanti commentano ce ne sono almeno una ventina che leggono senza commentare, ma che aspettano con piacere un mio prossimo post. Eppure la cosa non mi tira su di morale. Mi sento come scacciato dal Paradiso. Ora che non sono più un espatriato, ma un re-impatriato non sarà un accanimento puro e semplice quello che mi spinge a continuare a pubblicare su questo blog? Non sarà che sto tenendo in vita artificialmente una cosa che doveva esaurirsi già tempo fa? Mi dico che alla fine della fiera il mio è un elogio alla normalità, un accendere i riflettori sulle persone senza infamia e senza gloria, cioè i più di noi. Però ogni tanto vorrei sentirmi di nuovo speciale, almeno un pizzico, come quando ero là OltreBrennero. E perché no, anche utile!

Sono irrequieto. Sono insoddisfatto dell'aspetto del mio blog e non riesco a trovare un template predefinito che mi piaccia subito, di botto. Mi accontento del meno peggio. Scrivo. E pubblico. E non posso fare a meno di chiedermi se il mio scrivere non coincida in realtà con il lagnarsi: di questo, di quello e di quest'altro. Voglio dire c'è gente che scrive robe molto più interessanti di quelle che recentemente pubblico io. Che fare dunque? Continuare a costruire o fare tabula rasa? Proprio non so.